"L'unica soluzione alla crisi libica è quella politica, non vogliamo né avventure né crociate". Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni intervenendo alla camera sulla Libia. La situazione "si aggrava, il tempo a disposizione non è infinito e rischia di scadere presto pregiudicando i fragili risultati raggiunti".
Anche il presidente emerito Giorgio Napolitano è intervenuto in Aula dopo l'informativa di Gentiloni: "Noi non possiamo tirarci indietro, come non ci tirammo indietro nel 2011, rispetto a quello che accade in Libia e a tutte le ricadute della situazione libica". Napolitano ha anche fatto riferimento al flusso migratorio "in larga parte manovrato e coatto, rispetto al quale - ha sottolineato - le risposte da parte dell'Europa tardano o sono insoddisfacenti, come si è dimostrato in questi giorni. Tuttavia, cari colleghi, da questo mondo così gravido di pericoli quello che è certo è che non possiamo evadere, non possiamo scappare, e questo è il nostro dovere". L'allarme dell'ambasciatore egiziano a Londra C'è il rischio che "barconi pieni di terroristi" arrivino sulle coste italiane. Lo ha detto l'ambasciatore d'Egitto a Londra, Nasser Kamel, sottolineando che è necessario agire il più in fretta possibile per fermare l'avanzata dell'Isis in Libia. "Sirte è a soli trecento chilometri dall'Italia", ha aggiunto. Il diplomatico egiziano ha anche criticato la Gran Bretagna e gli altri Paesi che sono intervenuti militarmente nel 2011 per spodestare Muammar Gheddafi, ma senza assicurare la transizione della Libia dalla dittatura a uno Stato legittimo. "Avremmo dovuto fare di più e l'Onu doveva essere più coinvolta", ha aggiunto Kamel, suggerendo di togliere l'embargo di armi al governo libico per aiutarlo a combattere l'Isis. Primi combattimenti sul terreno. Blitz egiziano Proseguono intanto i raid egiziani in Libia: ieri è stata colpita Derna, roccaforte dell’Is. Poi sono intervenute le forze speciali elitrasportate. Il bilancio sarebbe di "155 combattenti dell'Isis uccisi e 55 catturati", secondo quanto riferiscono numerosi media egiziani, citando le informazioni diffuse da Moustafa Bakry, un influente editorialista. Per il momento l'Esercito egiziano non conferma. L'incursione avrebbe anche portato alla distruzione della caserma di Abu Karim al Wahadi e la cattura di diversi combattenti arabi. Questo obiettivo era stato già colpito lunedì nei raid aerei egiziani A Sirte, invece, nella serata di ieri c'è stato un confronto armato tra le milizie di Misurata, vicine al governo islamista di Tripoli non riconosciuto dalla comunità internazionale, e quelle del Califfato (Is o Isis) che sono state costrette ad arretrare. Nessuna forza libica in grado di sfidare da sola il CaliffatoItalia, Francia, Germania, Gran Bratagna, Spagna e Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, secondo la quale "nessuna fazione" tra quelle in lotta in Libia "può affrontare da sola le sfide cui il Paese è chiamato a confrontarsi". Quindi "la comunità internazionale è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale". In un Paese spaccato tra l'esecutivo di Tobruk, riconosciuto internazionalmente, e le milizie filo-islamiche che controllano Tripoli, vicine ai Fratelli Musulmani, il pressing di Europa e Stati Uniti è su queste ultime. Con un avvertimento preciso che non esclude l'ipotesi di un intervento militare: "Non sarà consentito a chi tenta di impedire il processo politico di condannare il Paese al caos e all'estremismo. Costoro - sottolineano nella dichiarazione congiunta Europa e Usa - saranno ritenuti responsabili dal popolo libico e dalla comunità internazionale per le loro azioni". Ora gli occhi sono puntati sull'iniziativa dell'inviato dell'Onu Bernardino Leon, che nei prossimi giorni convocherà delle riunioni tra le fazioni in vista di un governo di unità nazionale contro la minaccia dello Stato islamico. Oggi l'attesa riunione del Consiglio di sicurezza Onu.