mercoledì 27 agosto 2014
​Discusso e accettato alla conferenza dei Paesi confinanti, sarà presentato da Sisi al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Intanto sono stati rapiti 4 cristiani copti.
In Libia, divisa in tre, regna l'anarchia
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Dopo il successo diplomatico dell'accordo per una tregua duratura a Gaza il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi guarda alla crisi libica. L'Egitto ha un piano per stabilizzare il Paese, che in questo momento è di fatto diviso in tre e vive un momento di anarchia segnato anche da iniziative militari di gruppi della jihad islamista. Il piano egiziano "verrà illustrato dal presidente al-Sisi al Consiglio di sicurezza dell'Onu" e prevede una serie di misure, monitorate da un comitato dei Paesi confinanti, che vanno dal cessate il fuoco al disarmo delle milizie. Lo scrive la stampa libica citando fonti della delegazione del Parlamento di Tobruk che ieri hanno incontrato Sisi al Cairo. Sisi riferirà inoltre all'Assemblea Onu, all'Unione africana e al governo spagnolo, "in vista di un summit dei Paesi amici della Libia, il 17 settembre a Madrid". I Paesi confinanti, riunitisi lunedì al Cairo (oltre all'Egitto, il Ciad, la Tunisia, l'Algeria e il Sudan) hanno accettato il progetto, si afferma, e riconosciuto la piena legittimità del Parlamento libico eletto a giugno, costretto a riunirsi a Tobruk. Intnato quattro egiziani di fede cristiana copta sono stati rapiti ieri in Libia, nei pressi di Sirte, mentre tentavano di dirigersi verso la frontiera per tornare in Egitto. Lo riferisce un responsabile egiziano. I quattro erano assieme ad altri tre lavoratori egiziani: fermati da un gruppo armato, i tre egiziani di fede musulmana sono stati mandati via, i quattro copti trattenuti. Sul fronte politico militare le forze speciali libiche di Bengasi hanno annunciato la propria fedeltà al nuovo capo di Stato maggiore dell'Esercito, nominato due giorni fa dal Parlamento che si riunisce a Tobruk. Ma sei ministri del governo provvisorio libico - Industria, Lavoro, Pianificazione, Istruzione, Risorse idriche e Reduci di guerra - si sono dimessi oggi lamentando l'incapacità ad agire a causa dell'instabilità e della litigiosità dei partiti. I sei accusano poi il premier ad interim "di aver assunto iniziative senza consultarci".
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