Entrano in campo le Nazioni Unite, con un altolà che potrebbe essere una linea rossa rispetto a nuove prese di posizione internazionali. L’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler, ha invitato tutte le parti libiche a «rispettare l’autorità » del premier Fayez al-Sarraj sulle risorse naturali della Libia. L’appello arriva all’indomani del tentativo del governo di Tobruk di esportare greggio, con una petroliera partita tre giorni fa dal porto della città con 650mila barili di petrolio alla volta di Malta. Il comunicato diffuso da Unsmil, la missione Onu in Libia, citando la risoluzione del Consiglio di sicurezza 2278 del 31 marzo 2016, condanna «i tenta- tivi illeciti di esportare greggio» dalla Libia, compresi quelli delle «istituzioni parallele che non agiscono sotto l’autorità del governo di unità nazionale», e sottolineando come sia «primaria responsabilità del governo di unità adottare le misure necessarie » per fermare l’esportazione illegale del greggio dalla Libia. Una minaccia per Martin Kobler che viene principalmente dai jihadisti del Califfato, invitando ad adottare «tutte le misure necessarie per salvaguardare i campi e i terminal petroliferi». Solo la scorsa settimana il Daesh ha cercato di attaccare un sito petrolifero a sud di Brega. Attacchi che rappresentano un grave pericolo «non solo alla linfa vitale dell’economia nazionale libica», ma anche per la «sopravvivenza di milioni di libici, molti dei quali vivono già in enormi difficoltà» a causa del conflitto in Libia. Intanto pare essersi aperta la corsa delle milizie verso Sirte, roccaforte del Daesh. Due unità dell’esercito libico guidato dal generale Khalifa Haftar, che non riconosce il governo di Sarraj, si starebbero già dirigendo verso la città assieme a una colonna di 150 blindati. Anche una brigata di Misurata starebbe arrivando da Ovest mentre alcuni dei suoi caccia ieri mattina hanno effettuato una serie di raid contro obiettivi jihadisti. Sabato scorso Haftar aveva annunciato l’avvio delle operazioni per la «liberazione di Sirte», dopo aver ricevuto un grosso carico di armi e veicoli blindati. Anche il comandante dell’esercito libico a Ovest, il colonnello Idris Madi, starebbe convergendo su Sirte da Sud-Ovest. Da Ovest, anche le forze fedeli al governo di Sarraj si starebbero preparando per assediare Sirte, dopo che tre giorni fa Abdulrahman Sewehli, presidente del Consiglio di Stato, ha chiesto di liberare la città. Il comandante della Guardia addetta al controllo delle infrastrutture petrolifere, Ibrahim Jadhran, alleato di Sarraj e da sempre contro Haftar, avrebbe accettato di non interferire con l’avanzata dell’esercito libico. Un nuovo fronte, mentre prosegue a piccoli passi la difficile transizione politica: le milizia del Daesh che stanno minando le aree intorno alla periferia della città, cercano di convincere la popolazione locale a combattere con loro. Un corsa che potrebbe risultare decisiva per la stabilizzazione del Paese: se Sirte dovesse essere conquistata dalle forze di Haftar, passerebbe sotto il controllo delle autorità di Tobruk che non hanno ancora riconosciuto il governo di Sarraj. Il parlamento di Tobruk non ha infatti ancora votato la fiducia all’esecutivo, come previsto dall’accordo firmato lo scorso dicembre in Marocco per mettere fine alla divisione del Paese tra autorità di Tripoli e Tobruk. E nuove tensioni sono pronte ad esplodere: i sostenitori del generale Khalifa Haftar, ieri a Bengasi hanno bruciato una bandiera italiana in polemica con il ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti che aveva chiesto a tutte le forze di sostenere il governo di unità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il grande caos Inizia l’assalto in ordine sparso alla roccaforte del Califfato: Haftar avanza con 150 blindati mentre i jet di Misurata stanno bombardando la città I jihadisti minano le strade alla periferia IL PETROLIO. Raffineria a Brega nel Golfo della Sirte
(Ansa)