L'Is non dà tregua a Sirte e, dopo i colpi di mortaio di ieri che hanno ucciso 38 civili in un quartiere residenziale, questa mattina i jihadisti del Califfato hanno incendiato un ospedale. Secondo quanto ripotato dal quotidiano tunisino "al Wasat", un commando dello Stato Islamico sarebbe penetrato nell'edificio uccidendo 22 pazienti prima di dare alle fiamme l'intera struttura. Gli uomini di al-Bagdadi hanno poi minacciato di usare il gas contro gli abitanti che si oppongono alla loro conquista. Lo ha riferito citando il sito online di "Lybia Herald", il parlamentare originario proprio di Sirte, Saleh Fahima, che ha specificato anche l'orario (18 locali) della scadenza dell'ultimatum. l'Is starebbe inoltre conducendo rapimenti su larga scala nella zona, sequestrando tutte le persone accusate di opporsi al dominio dei terroristi.
I combattimenti nella città della costa mediterranea infuriano ormai da lunedì, da quando cioè gli uomini dell'Is hanno ucciso il leader salafita Khaled Ben Rjab. A quel punto anche diversi civili hanno deciso di unirsi alle milizie salafite per difendere la città. Secondo la tv panaraba al-Arabyia il bilancio degli scontri sarebbe ormai di 106 morti. Lo Stato islamico ha fatto inoltre sapere (sempre ieri) di aver riconquistato il porto, un sito strategico per la città.
Il governo di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha addossato le responsabilità delle violenze dell'Is al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, reo di non aver ancora revocato l'embargo sulle armi all'esercito libico imposto dal 2011.