sabato 28 maggio 2011
Le forze Unifil hanno aperto un'inchiesta sull'attentato di venerdì in Libano, in cui sono rimasti feriti sei caschi blu italiani. L'Onu ha condannato l'attacco. I feriti saranno presto dimessi dall'ospedale di Hammoud, fuori Sidone.
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Le forze Unifil hanno annunciato di avere aperto un'inchiesta sull'attentato di ieri in Libano in cui sono rimasti feriti sei caschi blu italiani nei pressi di Sidone, nel sud del Libano. "Un'equipe di medicina legale di Unifil lavora con l'esercito libanese per indagare sull'esplosione", ha dichiarato un portavoce della missione, Neraaj Singh.Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha condannato l'attacco alla pattuglia Unifil avvenuto in Libano, alle porte di Sidone, che ha causato il ferimento di sei caschi blu italiani. L'agguato "è ancora più deplorevole perché è avvenuto nel corso della Giornata internazionale dei peacekeepers', ha detto ban, precisando che le Nazioni Unite "collaboreranno con le autorità libanesi perché vi sia un'indagine approfondita sull'attacco e i responsabili ne rispondano di fronte alla giustizia". Condanna anche da parte degli Stati Uniti. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Mark Toner, ha esortato le autorità locali a "garantire che i responsabili siano prontamente assicurati alla giustizia"."Non era stato avvertito" alcun accrescimento di tensione nell'area. L'attacco è avvenuto al di fuori del perimetro di azione del contingente militare, "non ce lo aspettavamo". Lo ha dichiarato il tenente colonnello Luis Aparicio, responsabile dell'informazione pubblica Unifil, precisando che tutti e i sei militari italiani colpiti ieri in Libano potranno essere dimessi dall'ospedale di Hammoud, a pochi chilometri da Sidone, "già nelle prossime 24-48 ore". Aparicio non ha tuttavia voluto fornire informazioni su un eventuale rimpatrio dei soldati.Nessuna intenzione "di abbandonare unilateralmente il Libano, ma 1780 soldati impegnati nella missione sono troppi". Dopo l'attentato che ieri ha ferito sei caschi blu italiani a sud di Beirut, il ministro della Difesa Ignazio La Russa spiega che "non avendo più il comando della missione" occorre "scendere a 1100 uomini al più presto". In più, spiega La Russa, va avviata un'azione diplomatica anche per coinvolgere nell'operazione altri Paesi: "Non molto tempo fa - sottolinea - avevo dato l'incarico al generale Camporini di verificare la disponibilità a partecipare alla missione da parte di Stati maggiori di Paesi dell'America Latina e dell'Europa, ma questa iniziativa non ebbe seguito. Ora ci vuole una nuova azione diplomatica per spingere altri Stati, anche extra-europei, a fornire uomini e mezzi".L'ATTACCO A SIDONESei feriti. Due in maniera grave. Un nuovo fronte di sangue si è aperto ieri per i militari italiani impegnati all’estero. Questa volta in Libano. E la modalità dell’attacco – un ordigno piazzato dietro la barriera di cemento armato sul ciglio di una superstrada – segnala l’“esportazione” di un modus operandi che, come un lungo filo rosso, collega lo scenario libanese con l’Afghanistan. Per ore – con il rincorrersi delle notizie rilanciate dalle televisioni libanesi – si è temuto il paggio. Poi il generale Massimo Fogari, portavoce dello Stato maggiore della Difesa, ha smentito la notizia della morte di due militari: «I feriti non sono in pericolo di vita».L’attacco al convoglio. Il convoglio dei caschi blu italiani della missione Unifil è composto da almeno quattro mezzi. Sta viaggiando lungo un’arteria ad alto scorrimento del sud del Libano alle porte di Sidone, vicino all’ingresso settentrionale della città, a circa 40 chilometri da Beirut. L’esplosione investe in pieno l’ultimo dei mezzi italiani, una jeep VM-90. L’ordigno, di dieci chilogrammi, nascosto dietro la barriera di cemento armato sul ciglio della superstrada nella zona di Rumeila, sarebbe stato azionato a distanza. Rimangono feriti sei militari italiani (quattro campani e due pugliesi), subito trasportati all’ospedale di Sidone. Secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa «uno dei due feriti rischia di perdere un occhio, mentre l’altro ha una lacerazione alla carotide ed è stato già operato». Feriti anche un numero non precisato di civili libanesi.Hezbollah si smarca. Immediata la dichiarazione del movimento sciita per allontanare ogni sospetto. Hezbollah condanna. «Sgomento, dolore e rabbia» è stato espresso dal ministro degli Esteri del movimento sciita, Ali Daghmush, e dal portavoce Ibrahim al Moussawi. Hezbollah ha fatto presente di non avere sotto controllo l’area nella quale è avvenuto l’attentato. L’Italia «ha contribuito alla pace e alla stabilità nel sud, e ha protetto i cittadini che vi vivono». Ferma condanna anche dal premier libanese uscente Saad Hariri che ha messo «in guardia chiunque tenti di usare il Libano come nuovo terreno per inviare messaggi contro la comunità internazionale, e contro l’Unifil in particolare».  La missione Leonte. I soldati italiani sono in Libano dal settembre 2006 nell’ambito della missione Leonte, che fa parte dell’intervento Onu denominato Unifil. Solo pochi giorni fa, il 10 maggio, c’era stato il passaggio di consegne nel settore ovest della missione Unifil, in Libano, fra la brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli”, tornata in Italia a conclusione della missione, e la brigata meccanizzata “Aosta”.«L’Italia ridurrà presenza». Il ministro degli Esteri Franco Frattini, che ha espresso il suo «dolore» per il ferimento dei soldati italiani, ha chiarito che l’Italia è pronta a ridurre la presenza militare in Libano. «Siamo intenzionati a farlo, troveremo le modalità, che non può essere quella di dire che da domani ce ne andiamo, è una graduale riduzione». Luca Miele
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