Una condanna complessiva che arriva quasi a vent’anni di carcere e colpisce ancora chi ha, come unica colpa, quella di voler professare la propria fede. In Iran un gruppo di sei cristiani (quattro uomini, una donna e un ragazzo 17nne) sono stati condannati dalla Corte di Appello di Shiraz, nel sud del Paese, confermando la pena inflitta in primo grado. A riferire la notizia è l’agenzia di stampa<+corsivo> Mohabat News<+tondo>, ripresa dal sito “Persecution.org”, che sottolinea come la sentenza sia in via definitiva e senza possibilità di ricorso.Mojtaba Seyyed Alaedin Hossein, Mohammad-Reza Partoei (Koroush), Vahid Hakkani e Homayoun Shokouhi sono stati arrestati l’8 febbraio 2012 in una casa-chiesa di Shiraz, mentre erano intenti a studiare la Bibbia. Con loro anche Fariba Nazemian e Nima Shokouhi, rispettivamente moglie e figlio adolescente di Homayoun Shokouhi. Il 10 giugno è arrivata la condanna di primo grado: tre anni e otto mesi per gli uomini, due anni per la donna e il ragazzo. Soltanto a questi ultimi due la pena è stata sospesa anche se Fariba Nazemian è stata incarcerata per otto mesi in attesa del processo prima di essere rilasciata su cauzione il 12 ottobre 2012. Mentre Nima Shokouhi, minorenne, ha trascorso 36 giorni in custodia e liberato dopo una cauzione da 100mila dollari.Il gruppo di cristiani è stato rinchiuso nel carcere di Adelabad, nella sezione Ebrat (che vuol dire fortificazione), rivela
Mohabat News, per loro le accuse vanno da quella di proselitismo e diffusione del cristianesimo a contatti con ministeri stranieri, dalla minaccia e lo scardinamento della sicurezza nazionale alla propaganda contro il regime. La notizia della condanna da parte della Corte di Appello di Shiraz spaventa le associazioni in difesa dei diritti umani, poiché la città è il capoluogo della provincia di Fars, dove vivono molti iraniani convertiti al cristianesimo e numerose minoranze religiose, tra cui quella dei dervisci, anche loro perseguitati in Iran. Si teme, dunque, che ne seguiranno altre, vista la regione.La condanna arriva a pochi giorni dalla diffusione della notizia che quattro cristiani sono stati condannati a 80 frustate per aver bevuto vino durante una funzione religiosa. Sono tutti segnali di come, anche con un presidente definito moderato come Hassan Rouhani la condizione delle minoranze religiose, tra quella cristiana, è tutt’altro che migliorata.E le fedi minoritarie sono perseguitate anche in Eritrea, il Paese africano dove è impossibile stabilire quanti siano i detenuti politici in carcere, ma si stima almeno 6mila, di cui almeno 2mila i cristiani, tanto che Human Rights Watch la definì una enorme prigione a cielo aperto. Sempre secondo il sito “Persecution.org”, che le autorità di Asmara hanno arrestato 150 cristiani scoperti a pregare tutti insieme a un incontro: il blitz si è svolto a Maitemenai, un sobborgo della capitale. In Eritrea sono legali soltanto quattro confessioni religiose (cristiano-ortodossa, cristiano-cattolica e cristiano-luterana, oltre all’islam sunnita), mentre i fedeli delle altre vengono perseguitati e incarcerati, se scoperti.