«Die Mutti», la mamma. Ecco chi è, nell’immaginario popolare tedesco Angela Merkel, la signora prussiana eletta per la terza volta consecutiva alla Cancelleria di Berlino. Un primato che la pone sullo stesso piano storico di Konrad Adenauer ed Helmut Kohl.Nata nel 1959 a Templin, cittadina fiera del passato medievale, Angela Dorothea è figlia di un pastore protestante che ebbe qualche problema con i gerarchi comunisti della Repubblica democratica. Più duttile, Angela (nome di famiglia Kasner, poiché Merkel diverrà col matrimonio), frequenta con profitto le scuole del regime. Eccelle in Scienze e Lingue.
A diciotto anni (siamo nel 1972), è protagonista di un intrigante episodio. Alla premiazione dei promossi, convince i compagni ad intonare in inglese anziché in tedesco o russo, l’Internazionale. Fa scandalo, ma il regime chiuse occhi ed orecchi. Il cursus accademico di Angela, per inciso inquadrata nei pionieri (qualcosa di simile agli avanguardisti in epoca fascista), non ne soffre. Seguono università, laurea. Matrimonio, insegnamento. Frau Merkel ha nutrito il segreto e la passione politica. Fin qui, nell’associazionismo. Con vivace spirito critico, tanto da venire ribattezzata «Merkiavelli». Chi le sta vicino, si racconta a Berlino col senno del poi, intuisce che farà strada. Sa parlare alla gente nei comitati, facendo balenare una società sì monolitica, poiché su questo nessun prussiano può concedere, ma diversa. Il «come» rimane in sospeso. È la Germania del cancelliere Konrad Adenauer, che ha governato la Repubblica federale di Bonn dal 1949 al 1963, attraverso un periodo di turbolenza istituzionale. Il socialista Willy Brandt conquista la Cancelleria, dopo che la Spd nel congresso di Bad Godesberg ha abiurato al marxismo. Il cattolico Helmut Kohl si prende la rivincita nel 1982: diverrà l’artefice della riunificazione Ovest-Est, Repubblica federale e Repubblica democratica. Con la caduta del muro di Berlino.
Ben imperscrutabili sensibilità politiche, Helmut Kohl ha scovato al di là dell’ex muro, Angela Merkel. Sull’altare della riappacificazione e della ricostruzione, la impone ai congressi di Cdu-Csu, sfidando i recalcitranti bavaresi. L’audacia condurrà a un risultato inatteso: Angela Merkel che nel frattempo ha ricoperto le cariche di ministro delle Donne e dell’Ambiente, nel 2000 conquista la presidenza del partito, finito all’opposizione. Avendo il socialista Gerhard Schröder stravinto le elezioni.Frau Merkel con teutonica determinazione recupera il terreno perduto. E quel che più conta in politica nel 2005 si istalla al Bundestag, sebbene costretta a patteggiare coi socialisti; nel 2009 deve spartire le poltrone con i liberali. Equilibrista? Nel summit internazionale, comunque, si impone.
La Germania, uscita dalla quarantena post-bellica, è grande potenza, nonostante le sia negata una poltrona al vertice dell’Onu. Alla sua gente, Angela piace: non strappa, non veste da primadonna, eppure è divenuta l’arbitro delle relazioni Ovest-Est. E in economia fa faville, a dispetto della congiuntura. Con la metà del Vecchio Continente, allo sbando, la Germania scoppia di salute. Dagli ecologisti ai socialisti agli estremisti non vi è traccia di altre politiche. A cominciare dall’euro. Poco amato dai tedeschi senza però che, a prescindere dagli intellettuali di Alternative, se ne auspichi l’abbandono.Resta comunque, al momento senza risposta la domanda: come si comporterà Frau Merkel nei mesi a venire? Solidarismo europeo o Germania Uber Alles, in stile prussiano?