Hanno attraversato mezza Bolivia a piedi, afferrandosi alle stampelle, o in sedia a rotelle: 1.400 faticosissimi chilometri per chiedere un sussidio di 431 dollari all’anno. Centinaia di disabili boliviani sono arrivati a La Paz per esigere al governo di Evo Morales più aiuti: per arrivare a fine mese, acquistare medicine, assistere familiari in gravissime condizioni. Ma nella capitale, la “Carovana per l’integrazione” si è scontrata con una reazione agghiacciante. Nella piazza di Murillo un massiccio cordone di polizia ha impedito ai manifestanti di avvicinarsi al Palazzo Quemado, sede della presidenza boliviana. Un muro di agenti ha bloccato i disabili e in pochi minuti è esplosa la tensione: le terribili immagini della repressione del corteo hanno fatto il giro del mondo, sollevando l’indignazione dell’opinione pubblica. Alcuni disabili hanno cercato di sfondare la barriera della polizia per avvicinarsi al palazzo governativo, ma gli agenti lo hanno impedito: la stampa locale parla di manganellate, gas lacrimogeni e addirittura scariche di elettricità (con apposite pistole) applicate alle sedie a rotelle. I disabili, a loro volta, avrebbero usato stampelle, pietre e bastoni per rispondere alla polizia. Sotto lo sguardo sconvolto dei passanti, un gruppo di uomini ha deciso di spogliarsi fino alla cinta, mostrando i segni della malattia e delle lesioni. Un manifestante ha abbandonato la sua sedia a rotelle per arrampicarsi con enorme difficoltà su un veicolo antisommossa piazzato di fronte al corteo: ha rotto il parabrezza a pugni. Nel caos, fra grida e lacrimogeni, c’erano anche molte donne: madri con figli cerebrolesi, mogli che accompagnavano mariti semi-paralizzati. Gesti di disperazione e brutalità sono andati avanti per due ore nel cuore di La Paz: alla fine, nella piazza di Murillo, c’erano cinque civili e quattro agenti feriti. «Queste violenze degradano la democrazia, non risolvono i problemi», lamenta il Difensore civico della Bolivia, Gregorio Lanza. Uno dei portavoce dei disabili, Camilo Bianchi, ha assicurato che non ci saranno più scontri con la polizia («anche loro sono fratelli pagati male»), ma ha annunciato uno “sciopero della fame assoluto”: «Se Evo Morales non ci lascerà entrare in piazza, ci saranno dei sacrifici di disabili». Al centro del braccio di ferro con il presidente c’è l’assegno che il governo di sinistra – principale alleato dell’esecutivo venezuelano di Hugo Chavez – ha approvato per uno dei settori più penalizzati della società: 143 dollari annuali, ovvero 40 centesimi di dollaro al giorno. Una delle manifestanti – mamma di un tredicenne con paralisi cerebrale – ha assicurato che nel suo caso la spesa mensile per i farmaci sfiora i 600 dollari. Nel 2008 Morales annunciò la creazione di un fondo a sostengo dei disabili che oggi dovrebbe essere dotato di 23 milioni di dollari: il governo prevede la concessione soltanto del 10 per cento di quella somma, denunciano. Nessuna elemosina, avvertono gli interessati: il sussidio concesso ai detenuti in carcere è superiore a quello per i disabili. «Sono dei violenti» e degli «irrazionali», accusano le autorità boliviane: la maggior parte dei feriti di La Paz sono poliziotti, sottolinea il governo. Ma la vicenda è destinata a creare un grave imbarazzo nell’esecutivo di Morales, che negli ultimi tempi ha perso alleati politici e sostegno sociale.