Dopo la Siria e l'Iraq, il pericolo
jihadista sembra affacciarsi alle porte del Libano. Sono ormai quattro giorni che l'esercito di Beirut si trova a essere impegnato in combattimenti nel nord-est del Paese, intorno alla cittadina di Arsal, contro molte centinaia di miliziani
fondamentalisti sunniti penetrati dal vicino confine con la Siria.
La battaglia è arrivata stamani anche a Tripoli, nel nord del Libano,
una bambina di 12 anni è rimasta uccisa dopo essere stata raggiunta da un colpo di proiettile alla testa e un numero imprecisato di persone sono rimaste
ferite. Lo riferisce l'agenzia libanese Nna. Nel complesso in 4 giorni
14 soldati sono morti, 86 sono rimasti feriti e 22 risultano dispersi, forse fatti prigionieri dai jihadisti insieme ad un numero imprecisato di poliziotti.
Ieri sera tre membri del Consiglio per gli studi islamici che
si erano recati ad Arsal per negoziare una tregua, sono rimasti
feriti da colpi d'arma da fuoco. Otto soldati, invece, sono
rimasti feriti quando è stato attaccato il pullman su cui
viaggiavano sulla strada tra Tripoli e Akkar, nel nord-est del
Paese.
"Il Libano sta affrontando una flagrante aggressione contro
la sua sovranità e sicurezza per mano di gruppi oscurantisti e
terroristi", ha affermato il primo ministro libanese, Tammam
Salam, dopo una riunione d'emergenza del governo. "L'esecutivo -
ha aggiunto - ha deciso di mobilitare tutte le istituzioni e le
agenzie di sicurezza dello Stato per difendere il Paese". Il
premier ha anche detto di aver chiesto alla Francia di
accelerare i tempi della consegna di armamenti per rafforzare
l'esercito libanese, in base ad un contratto firmato alla fine
dell'anno scorso per un valore di tre miliardi di dollari, che
devono essere finanziati dall'Arabia Saudita.
Gli scontri ad Arsal sono cominciati sabato, quando le forze
jihadiste sono penetrate in Libano reagendo all'arresto da parte
delle forze di Beirut di un cittadino siriano, Imad Ahmed Juma,
accusato di appartenere al Fronte al Nusra. Si tratta della
branca siriana di Al Qaida che, pur divisa da forti rivalità
con lo Stato islamico (Isis) nelle regioni siriane sfuggite al
controllo lealista, ha unito le sue forze con questa
organizzazione nella regione del Qalamun, lungo il confine con
il Libano, riconquistata nei mesi scorsi dalle truppe di
Damasco.
In un'intervista al quotidiano L'Orient le Jour il ministro
della Difesa, Samir Mokbel, ha detto che
sono circa 2.500 i
miliziani penetrati in Libano. Con la chiara intenzione di non
fomentare ulteriormente gli odi interconfessionali, Mokbel ha
anche sottolineato che l'esercito non è affiancato nei
combattimenti dai miliziani sciiti di Hezbollah, alleati di
Damasco.
Arsal è popolata in maggioranza da sunniti, correligionari
delle forze jihadiste che combattono contro il regime siriano e
che si servono di questa regione come di una retrovia. Dopo una
tregua di alcune ore, che ha permesso ad alcune centinaia di
civili di lasciare la cittadina, i combattimenti sono ripresi
stamane, con colpi di mortaio e armi automatiche. In serata,
secondo quanto ha detto una fonte militare alla televisione
Lbci, un altro cessate il fuoco deve entrare in vigore per
consentire una mediazione che porti al rilascio dei soldati e
dei poliziotti fatti prigionieri.
Intanto a Tripoli, la principale città del nord del Libano,
dove milizie sunnite e sciite si affrontano in periodici scontri
di strada, una manifestazione contro le operazioni dell'esercito
si è svolta nel quartiere sunnita di Bab al Tabbaneh. I soldati
sono intervenuti lanciando gas lacrimogeni.