sabato 22 febbraio 2014
Voto rinviato, il governo può cadere. L’opposizione riesce a bloccare l’Aula. In Canada i liberali hanno ritirato il sostegno al «Bill 52» grazie all’impegno del leader Philippe Couillard.​​​
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A sorpresa, il disegno di legge sul­l’eutanasia in Quebec è morto, almeno per il momento. Avreb­be fatto di questo, la prima provincia canadese a legalizzare il suicidio assi­stito. Il partito liberale della zona fran­cofona si è opposto a una discussione del testo, prima della prevista pausa di due settimane nei lavori dell’Assemblea provinciale, che comincia oggi. L’op­posizione ha chiesto che l’ultimo gior­no di attività parlamentare venisse in­fatti dedicato all’esame della legge Fi­nanziaria, che potrebbe portare a un voto di fiducia e alla caduta del gover­no della premier Pauline Marois. In questo caso, verrebbero indette nuove elezioni e la proposta di legalizzare il suicidio assistito verrebbe, dunque, ri­mandata a data da destinarsi.
Il Bill numero 52 è in elaborazione in Quebec da quattro anni, ma l’estate scorsa il governo di minoranza del par­tito nazionalista Quebecois lo ha pre­sentato in Parlamento. Una commis­sione multipartitica l’ha già approvato e fino a ieri un passaggio in Assemblea veniva dato per scontato. Ma nel tu­multo che ha dominato la scena politi­ca della più grande provincia canade­se, il partito liberal ha ritirato il suo già incerto sostegno ed è venuta a manca­re la maggioranza. Philippe Couillard, leader della coalizione liberale all’op­posizione e neurochirurgo, che aveva già espresso forti riserve sulla formula­zione della legge e sulle sue implica­zioni etiche, ha sostenuto che, in que­ste nuove circostanze, «non c’è abba­stanza tempo per discutere la legge e darle l’attenzione necessaria».
In Ca­nada è un crimine aiutare una persona a morire, ma la legge aggira il divieto federale e protegge i medici da possibili accuse di omicidio definendo il suici­dio assistito una 'pratica medica', che ricade sotto l’autorità delle province e non del governo di Ottawa. 'Non è sui­cidio assistito - ha sostenuto in Parla­mento la firmataria della proposta di legge, il ministro per i Servizi sociali del Quebec Véronique Hivon - . È una con­tinuazione delle cure mediche offerte ai malati terminali'. Il testo prevede che un malato termi­nale debba avere almeno 18 anni ed es­sere in una condizione di «declino irre­versibile » prima di poter chiedere per­sonalmente un’iniezione letale. La de­finizione, a detta di molti gruppi di sup­porto dei disabili, potrebbe compren­dere molti portatori di handicap o di malattie croniche.  
I vescovi del Quebec avevano invitato i legislatori a riflettere sulle loro azioni. «Accelerando la morte di una persona non la aiutiamo ad arrivare dignitosa­mente alla morte, semplicemente met­tiamo fine alla sua vita – ha detto l’ar­civescovo di Montreal, Christian Lépi­ne –. Un’iniezione letale non è una cu­ra. Così diamo ai medici l’autorità di uccidere i pazienti più vulnerabili». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL PARLAMENTO La Camera non ha votato sul suicidio assistito (Reuters)
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