"Cara famiglia e amici,
mi ricordo di quando andavo al centro commerciale con papà, e dei lunghi giri in bicicletta con la mamma" Inizia così la lettera che James Foley riuscì a far avere alla sua famiglia, dal carcere in cuie era rinchiuso. Durante la sua prigionia il giornalista rapito in Siria e decapitato dall'Isis, non fu mai permesso di inviare mai lettere alla sua famiglia. Il reporter affidò allora una lettera a un compagno di prigionia, il danese Daniel Rye Ottosen, liberato a giugno. "Ricordo tanti bei momenti passati con la famiglia che riescono a portarmi lontano da questa prigione" scriveva Foley nella lettera,che così continua: "Sognare la famiglia e gli amici mi riempie il cuore di felicità.
So che mi pensate e che state pregando per me e io vi sono grato. Anch'io prego per voi e quando lo faccio vi sento vicino.
In diciotto siamo stati rinchiusi in una cella e questo mi ha aiutato: abbiamo avuto lunghe conversazioni su film, curiosità, sport. Abbiamo trovato il modo di giocare a dama, scacchi... Tutto questo ci aiuta ad alleviare la pressione e a far passare il tempo. Ho avuto giorni buoni e altri in cui mi sono sentito più debole. Siamo felici quando qualcuno di noi viene liberato, anche se ognuno spera che tocchi a lui. Cerchiamo di incoraggiarci a vicenda.
Ora veniamo nutriti bene e tutti i giorni. Alle volte abbiamo anche tè e caffè e ho ripreso tutti i chili persi.
Penso molto ai miei fratelli e alle mie sorelle. Ricordo tutti i giochi che facevamo insieme: penso ai giochi con Michael, alle avventure con Mattie e T. Se al mio ritorno avrò ancora soldi sul conto corrente voglio andare a trovare Michael e Matthew. (....)
Katie sono così orgoglioso di te. Sei la più forte di tutti noi. Ti penso mentre lavori così duramente per aiutare le persone. Sono felice di aver mandato a te un sms prima di essere catturato. Prego di essere liberato in tempo per partecipare al tuo matrimonio.
Prego che tutti voi rimaniate forti perché ho bisogno del vostro aiuto per recuperare la mia vita.
Jim"