L'Europa ieri ha tirato un chiaro, evidente sospiro di sollievo per il no della Scozia all’indipendenza dal Regno Unito. Un sollievo ben evidenziato dalla selva di dichiarazioni (giunte peraltro anche dal presidente Usa Barack Obama che ha accolto «con favore» l’esito del voto).
Non stupisce: troppo forti le preoccupazioni Ue per cosa fare con una Scozia indipendente e, soprattutto, il timore di contagio. Non a caso i commenti più drastici sono stati di due esponenti di altrettanti Paesi con forti movimenti indipendentisti: Spagna (con la Catalogna) e Belgio (con le Fiandre). «Con la loro decisione – ha detto il premier di Madrid Mariano Rajoy –, gli scozzesi hanno evitato le gravi conseguenze economiche, sociali, istituzionali e politiche che avrebbe comportato la loro separazione del Regno Unito e dall’Europa».
Ancora più drastico il Commissario europeo al Commercio estero, e già politico fiammingo unionista, Karel De Gucht, che non ha esitato a parlare di un «cataclisma» evitato. «Se si fosse verificato in Scozia – ha avvertito – ci sarebbe stato uno smottamento politico delle dimensioni del crollo dell’Unione Sovietica».
Sollievo ha manifestato anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Il governo italiano – ha scritto in un messaggio al “collega” britannico David Cameron –, anche nella veste di presidente di turno dell’Ue, si rallegra del risultato del voto democraticamente espresso dal popolo scozzese. L’Ue trarrà sicuro giovamento da un rinnovato impegno del Regno Unito». La lista delle tante personalità “sollevate” è lunga, come il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, mentre il cancelliere tedesco Angela Merkel ha parlato di «impatto indiretto» sugli altri separatismi. «Questo risultato – ha detto anche il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso – è positivo per un’Europa unita, aperta e più forte».
«Il Regno Unito – gli ha fatto eco anche il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy – è e resterà un importante membro dell’Ue a beneficio di tutti i cittadini e degli Stati membri dell’Unione Europea». Non poteva mancare, fuori Ue, la Nato. «Il Regno Unito – ha detto il segretario generale Anders Fogh Rasmussen – è un membro fondatore della Nato e sono fiducioso che continuerà a svolgere un ruolo di primo piano per mantenere la nostra forte alleanza».
Dietro le manifestazioni di esultanza, tuttavia, a Bruxelles permangono preoccupazioni. La prima riguarda la stabilità politica del Regno Unito, ora incrinata anche per la contemporanea richiesta di autonomia delle altre nazioni che lo compongono.
La seconda concerne il referendum sulla permanenza nell’Ue previsto nel 2017. Se dovessero vincere i fautori dell’uscita di Londra dell’Unione, questo potrebbe riaccendere il movimento indipendentista in Scozia, il cui elettorato è molto più europeista. Gli ottimisti a Bruxelles sostengono invece che Cameron dovrebbe aver imparato la lezione, e condurrà con più efficacia la campagna per il no. Gran Bretagna a parte, la presa dei posizione di ieri dei catalani mostra che gli indipendentisti di altri Paesi non si fanno scoraggiare.
E anzi prendono l’esempio scozzese come esempio di democrazia – con la concessione del referendum. «La valorizzazione delle diversità e delle ricchezze dei nostri territori, non la frammentazione, è la risposta che il popolo scozzese consegna a tutti noi», commentava ieri Renzi.
Che cosa si debba davvero fare, però, a Bruxelles non lo sa nessuno. «L’Ue – ha osservato ieri il presidente dell’Europarlamento Schulz – ha il problema di tenere insieme i 28 Stati sovrani. Non penso sia possibile aspettarsi che le istituzioni Ue risolvano da Bruxelles problemi come le politiche regionali, le richieste di autonomia o le differenze etniche».