mercoledì 15 settembre 2010
La polizia indiana ha aperto il fuoco sui manifestanti nel Kashmir indiano: tre dimostranti sono rimasti ucciso e vi sono almeno otto feriti. Il corteo era stato organizzato per protestare contro gli episodi di profanazione del Corano negli Usa ed era diretto verso una scuola cristiana.
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Il premier indiano, Manmohan Singh si è detto «sconvolto e angosciato» dalle violente proteste dei separatisti islamici nel Kashmir indiano e ha lanciato un appello alla calma per permettere l'avvio di negoziati per superare la crisi. Singh ha parlato poco dopo nuovi disordini a Mendhar, un villaggio a maggioranza indù della regione dello Jammu, con tre morti e 11 feriti.Nel corso di una riunione a New Delhi con i leader dei partiti di maggioranza e opposizione, Singh ha affermato che la rivolta iniziata a giugno «potrebbe essere spontanea» ma ha accusato «alcuni gruppi» di aver orchestrato le violenze. «Sono rimasto sconvolto e angosciato a vedere giovani e donne, persino bambini, unirsi alle proteste», ha affermato. Il premier ha sottolineato che «l'unica strad per una pace durevole e la prosperità dello Jammu e Kashmir è quella del dialogo e della discussione»: «Chi ha dei risentimenti contro il governo deve parlarne con le autorità, ma qusto può avvenire solo in un'atmosfera senza violenze, nè scontri».Nelle violenze di lunedì scorse in Kashmir, le peggiori dall'inizio della rivolta a giugno, erano morti 17 manifestanti e un poliziotto. Il governo starebbe studiando una parziale revoca della legge che conferisce poteri speciali e un'immunità ai militari che operano nella regione indiana del Kashmir.I nuovi scontri si sono verificati a Mendhar, un villaggio a maggioranza indù della regione dello Jammu, dove la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di manifestanti. Prima di sparare gli agenti avevano cercato di disperdere i facinorosi con i gas lacrimogeni e i manganelli, senza riuscirci, ha riferito una fonte della polizia indiana.
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