Con un successo smagliante, il leader del Likud Benyamin Netanyahu si è aggiudicato la conferma alla carica di primo ministro, per la quarta volta. Cifre alla mano, è adesso in grado di formare un governo
omogeneo di destra con il sostegno di partiti nazionalisti e
confessionali.
La vittoria del Likud ha colto di sorpresa gli israeliani
perchè non era stata prevista in alcun modo né dai sondaggi di
opinione delle ultime settimane nè dagli exit poll della scorsa
notte.
In definitiva il Likud ha ottenuto 29 dei 120 seggi della
Knesset (potrebbero salire a 30 con la conta dei voti dei
soldati), mentre i rivali diretti di Campo Sionista (Isaac
Herzog e Tzipi Livni) ne hanno conquistati 24. Significativo il
successo della Lista araba unita che ha ottenuto la cifra record
di 14 seggi, ma resterà relagata all'opposizione.
Nei primi commenti, in molti rendono omaggio alla capacità di
Netanyahu di recuperare negli ultimi due-tre giorni lo
svantaggio che aveva di fronte a Herzog e ad aggiudicarsi un
successo personale che ha stupito il suo stesso partito.
In Campo Sionista immediate le prime autocritiche: in
particolare, viene affermato, sembra essere stato un errore
trasformare la campagna elettorale in una sorta di referendum
sulla figura di Netanyahu.
Domani il presidente Reuven Rivlin riceverà i dati
definitivi dell'elezione e non avrà altra scelta che affidare a
'Bibì l'incarico di formare il nuovo governo.
Netanyahu desidera includere Moshe Kahlon, il leader del
partito Kulanu che si batte per l'emancipazione delle masse
popolari e ha ottenuto 10 seggi. Col suo sostegno il premier
potrebbe formare una coalizione di 67-68 deputati con cui
affronterebbe la nuova legislatura con pieno controllo del
parlamento. Netanyahu raggiungerebbe dunque l'obiettivo fissato
nel novembre scorso quando a sorpresa aveva deciso di puntare
alle elezioni anticipate per non essere più prigioniero di una
coalizione indisciplinata e per lui "ingovernabile".