giovedì 10 luglio 2014
Netanyahu: nessuna tregua in agenda. L'Onu: uso eccessivo della forza. Interviene anche Obama. 87 morti dall'inizio delle ostilità.
L'Egitto mediatore e la strategia di Sisi
La Striscia resta un arsenale
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"Una tregua con Hamas non è in agenda". Le parole del premier israeliano Benyamin Netanyahu, pronunciate davanti alla Commissione affari esteri del Parlamento, gelano ogni speranza. L'offensiva aerea lanciata tre giorni fa contro Hamas in risposta al lancio di razzi dalla Striscia di Gaza è costata la vita finora a 87 palestinesi, di cui 50 civili. Lo affermano fonti mediche. I feriti sarebbero almeno 620, 105 le abitazioni distrutte. Giovedì si è riunito d'urgenza, a porte chiuse, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, intervenendo alla riunione, ha lanciato un appello per una tregua, sottolineando che "una volta ancora i civili palestinesi sono stretti tra l'irresponsabilità di Hamas e la risposta dura di Israele". È proprio su quest'ultimo che si è fissata l'attenzione del segretario Onu: se da una parte ha condannato il lancio indiscriminato di razzi di Hamas e della Jihad contro Israele, dall'altro ha definito come "intollerabile" "l'uso eccessivo della forza" che "mette in pericolo le vite dei civili. I civili stanno pagando il prezzo più alto nel proseguio del conflitto". Dal canto l'ambasciatore israeliano all'Onu, Ron Prosor, ha ribattuto che il suo Paese sta portando avanti una operazione di autodifesa: "Immaginate se i razzi cadessero sopra New York, Londra, Berlino: nessuno accetterebbe una minaccia simile contro i propri cittadini".Netanyahu ha sentito anche Vladmir Putin, che, secondo una nota della presidenza russa, gli ha chiesto "uno stop urgente del confronto armato". Ma il possibile cessate il fuoco ad ora sembra improbabile e un' azione terrestre resta un'opzione possibile. Una percezione chiara anche al presidente Usa Barack Obama che giovedì sera ha telefonato al premier Netanyahu per manifestare tutta la sua preoccupazione per l'escalation della situazione, chiedere che entrambe le parti "facciano di tutto per ripristinare la calma" e assicurare che "gli Stati Uniti sono pronti a facilitare la cessazione delle ostilità".    Parole che arrivano qualche ora dopo le dichiarazioni della portavoce del dipartimento di stato Usa Jennifer Psaki: "Nessuno vuole assistere ad un'invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante un allentamento delle tensioni". Anche gli abitanti di Haifa, la città più popolosa nel Nord di Israele, si sono trovati la scorsa notte trascinati nel conflitto in corso a Gaza fra Israele e Hamas. Nella notte sirene di allarme sono risuonate a Haifa (a 160 chilometri da Gaza). Una donna di 80 anni, sopraffatta dallo spavento, è morta di infarto. In mattinata sono iniziate le ricerche dei resti di due razzi. Da Gaza, la Jihad islamica ha rivendicato l'attacco.Nella notte tra mercoledì e giovedì, tre distinti raid hanno ucciso 21 persone, tra cui 5 bambini. La città più colpita è stata Khan Younes, nel sud della Striscia. Le autorità egiziane, giovedì mattina, hanno riaperto il valico di Rafah per consentire l'evacuazione dei feriti gravi verso gli ospedali nella penisola del Sinai. Secondo i dati divulgati dal portavoce militare israeliano Hamas dispone a Gaza di circa 6.000 razzi di vario genere (fra cui alcune decine capaci di colpire fino a 100-200 chilometri di distanza), e la Jihad islamica ne ha altri 5.500, con una gittata massima di 80 chilometri.

L'allarme di Caritas JerusalemCaritas Jerusalem lancia l'allarme sull'emergenza umanitaria che incombe sulla popolazione di Gaza. L'organismo sostiene numerosi progetti e attività nella Striscia, compresi una clinica mobile e un centro sanitario di assistenza psicologica per i bambini con arti artificiali a causa delle amputazioni dovute a precedenti interventi militari israeliani. Tutte le attività sono state sospese con l'inizio dei raid. Gli operatori Caritas presenti a Gaza si preparano a interventi di emergenza che potranno essere realizzati solo quando termineranno le incursioni aeree israeliane e se verrà scongiurata la minaccia di un intervento da terra. In un comunicato pervenuto all'Agenzia Fides, Caritas Jerusalem condanna “la violenza e le stragi di innocenti, specialmente quelle contro donne e bambini”. “La popolazione di Gaza - sottolinea il comunicato - vive già in una situazione drammatica per l'embargo a cui è sottoposta da 12 anni e ha sofferto tre conflitti in otto anni”. Nel testo diffuso da Caritas Jerusalem si riafferma “il diritto di Israele a vivere in pace e degli israeliani a vivere in sicurezza”, uscendo da una condizione sempre segnata dalla paura, ma si afferma che tale diritto non potrà mai essere garantito “dalla guerra e dall'aggressione contro persone innocenti”. L'unica via per raggiungere la pace e la sicurezza è “la giustizia e la risoluzione del conflitto”, che può farsi strada solo riconoscendo al popolo palestinese il diritto a vivere in libertà nella propria terra e consentendo che Gaza si apra al mondo.

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