venerdì 16 aprile 2010
Il cratere è largo 500 metri e si è «aperto» un varco sotto i ghiacci che lo soffocavano. Potrebbe allungarsi ulteriormente. Era inattivo dal 1823. Ha ripreso l’attività il 21 marzo, ma  il pericolo è stato sottostimato.
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L'allarme scattato in tutta l’Europa del nord e che ha bloccato migliaia di voli, facendo chiudere gli aeroporti di mezzo continente, è dovuto alla enorme tempesta di cenere che arriva dall’Islanda. Un vulcano adiacente l’immenso ghiacciaio Eyjafallajökull ha ripreso l’attività, dopo secoli di inazione. Prima conseguenza la fuga degli 800 abitanti di Eyvindarholar. Le autorità hanno poi preparato i piani per l’evacuazione di altri centri abitati e allertato la protezione civile di Reykjavik che si trova ad appena 120 chilometri dal cratere. La bocca del vulcano ha un’apertura di cinquecento metri e minaccia di allargarsi ulteriormente, aprendosi il varco nella massa di ghiaccio che finora l’aveva soffocata. La polizia islandese ha comunicato che nelle settimane scorse si erano susseguite diverse scosse telluriche in prossimità del ghiacciaio. Un fatto che fa supporre che l’eruzione sia avvenuta sotto il ghiacciaio stesso in un punto diverso da quello registrato. Il 21 marzo, quando l’attività eruttiva era iniziata, seppur con minore intensità, aveva indotto le autorità a far allontanare, per precauzione, gli abitanti dei villaggi vicini. L’eruzione non aveva provocato alcuna vittima, ma la settimana scorsa due turisti vulcanologi erano morti di stenti dopo essersi smarriti nella zona vulcanica che si trova in prossimità della costa meridionale dell’Islanda e che investe anche le isole minori dell’arcipelago. Fu proprio in questa zona, a Heimaey Island, che si verificò l’ultima grande eruzione nel 1973, con l’apertura di un cratere lungo 3 chilometri. Lava, cenere e lapilli minacciarono il porto di Vestmannayear, ma gli islandesi riuscirono, con una tecnica ingegnosa, a deviare il corso del magma, salvando l’abitato e le strutture portuali.Il vulcano che si è risvegliato in questi giorni era inattivo dal 1823 dopo una fase eruttiva durata più di un anno (dicembre 1821-gennaio 1823). Il vulcanologo Reynir Bödvarsson ritiene che l’eruzione in corso potrebbe durare anch’essa mesi o addirittura anni. «Il vulcano continua a produrre cenere – ha spiegato – e finché i venti soffiano nella direzione attuale costituisce una minaccia per tutta l’Europa settentrionale, a cominciare dalla Scandinavia». «La cenere – ha detto Bödvarsson – si forma a contato con l’acqua. Dato che il vulcano si trova sotto il ghiacciaio, la lava, salendo, incontra il ghiaccio e si riduce in cenere. Si sta cercando di fare l’analisi chimica della cenere per determinarne il contenuto perché è da esso che si può poi dedurre la durata dell’emissione. Può calmarsi fra qualche giorno o continuare a lungo».È la cenere a rappresentare, con il suo contenuto di cristalli e frammenti rocciosi, il più serio pericolo per i motori degli aeroplani. A contatto di essi, ad una temperatura di 2.000 gradi, le particelle possono fondersi e bloccare parti vitali dei propulsori. È quanto accadde nel 1982, a un velivolo in Indonesia.Anche il contenuto tossico della cenere può essere elevato e pericoloso per la salute. Zolfo e fluoro, se aspirati in forti dosi, possono risultare letali. L’eruzione del 1783 portò una nube di cenere sprigionatasi in Islanda a coprire tutta l’Europa settentrionale. In Gran Bretagna 23.000 persone furono uccise dai gas venefici che provocarono anche la morte di un quarto della popolazione islandese.
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