Oltre 250 prigionieri iracheni,
tra cui almeno otto minori, per lo più sunniti sono stati uccisi
sommariamente in dieci giorni da membri di forze di
sicurezza irachene e da miliziani lealisti, in larga parte
sciiti: è la denuncia diffusa nelle ultime ore da Human Rights
Watch (Hrw).
L'organizzazione umanitaria
basata a New York ha documentato cinque massacri di prigionieri
dal 9 al 21 giugno nelle regioni di Ninive, Salahaddin, Diyala e
Anbar.
Le vittime erano prigionieri rinchiusi nelle carceri
governative. La maggior parte degli uccisi erano detenuti sulla
base della controversa "legge anti-terrorismo", mai accusati
formalmente di alcun crimine.
Secondo le testimonianze e le informazioni raccolte da Hrw,
le vittime sono state uccise con spari di arma da fuoco,
bruciate vive o addirittura dilaniate da esplosioni di granate
gettate appositamente dentro le celle.Il governo di Baghdad ha finora smentito di esser
coinvolto nei crimini. E i ministeri della difesa e dell'interno
iracheni si sono rifiutati di rispondere alle domande dei
ricercatori di Human Rights Watch.Hrw afferma che le uccisioni documentate possono costituire
una prova di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Le
uccisioni appaiono - prosegue il rapporto - vendette per le
atrocità commesse da miliziani sunniti dello Stato islamico,
autore dal 9 giugno di una vasta offensiva nel centro e nel nord
dell'Iraq.