Un adolescente cristiano, di origine armena, è stato assassinato da uomini armati davanti alla casa dove viveva con i genitori a Mosul, nel nord dell’Iraq. «Degli sconosciuti a bordo di un’auto hanno aperto il fuoco su di lui e si sono quindi dileguati», ha dichiarato la polizia, precisando che l’omicidio è avvenuto nel quartiere a maggioranza cristiana di Tahrir. La vittima si chiamava Rami Khatchik ed aveva 16 anni. Dalla fine dello scorso anno Mosul è stata teatro di una campagna di terrore sistematica e mirata contro i cristiani che ha fatto fra questi ultimi 40 morti e provocato la fuga di almeno 12mila di loro dalla città. Una persecuzione contro la minoranza cristiana estesa a molte aree del Paese. Sono 59 le chiese delle diverse confessioni cristiane che hanno subito attacchi sin dalla caduta di Saddam Hussein, colpite in 25 diversi attentati simultanei o individuali. La prima ondata di attentati è avvenuta la sera di domenica primo agosto 2004 con una serie di deflagrazioni coordinate a Baghdad e Mosul, che hanno provocato 11 vittime e 55 feriti. Seguirono altre ondate di attacchi il 16 ottobre 2004 (contro cinque chiese della capitale) e il 7 dicembre 2004 contro le chiese caldea e armena di Mosul. Molto più lungo l’elenco dei martiri di questi ultimi anni: circa 750 persone uccise, tra cui otto sacerdoti e un vescovo: monsignor Paulus Faraj Rahho arcivescovo caldeo di Mosul, trovato morto il 13 marzo 2008 dopo due settimane di sequestro. Ha suscitato sdegno in tutto il mondo il rapimento, l’11 ottobre 2006 a Mosul, del sacerdote siro-ortodosso Boulos Iskandar, poi ritrovato barbaramente decapitato, come pure l’uccisione, il 3 giugno 2007, di padre Raghid Ganni, 35 anni, e di tre suoi subdiaconi. Sequestri e intimidazioni hanno portato numerose famiglie cristiane all’esodo. Almeno 300mila vivono ormai fuori dall’Iraq, mentre altri 300mila si sono concentrati nella Piana di Ninive, nel Nord del Paese.