"Siate più tolleranti nei confronti
di internet e le nuove tecnologie che sono vitali per le nuove
generazioni". Prosegue la non facile battaglia del presidente
iraniano Hassan Rohani impegnato, sin dalla sua elezione, ad
aumentare la libertà di internet e allentare l'opprimente
controllo dei religiosi sulla società.
Rohani oggi ne ha parlato alla tv pubblica e ha lanciato un appello al clero
conservatore dopo che la settimana scorsa una figura religiosa
di spicco, l'ayatollah Makarem Shirazi, aveva definito la
possibilità di accedere a internet dai cellulari "immorale e
illegale". Il moderato Rohani, infatti, non ci sta. Internet, ha detto,
è essenziale per connettersi al mondo della scienza e "non
possiamo chiudere le porte del mondo alle nostre generazioni più
giovani".
Già in campagna elettorale, oltre un anno fa, il moderato
Rohani, che ha un suo account Twitter, aveva promesso di
ridurre l'ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini. Dopo
la sua vittoria, l'ex negoziatore per il programma nucleare
iraniano si è però dovuto scontrare con i religiosi più
oltranzisti che dopo avere deciso di censurare oltre 5 milioni
di pagine internet e social network come Facebook e Twitter, a
inizio anno avevano scelto di mettere al bando le chat online
tra ragazzi e ragazze, ritenute "immorali", secondo la guida
spirituale Ali Khamenei.
I conservatori hanno anche fatto pressioni sul governo. Nel
tentativo di impedire che il progetto del ministro delle
Comunicazioni, Mahmoud Vaez, di estendere la rete 3G e 4G
aprendo ai privati, i deputati più oltranzisti sono arrivati a
minacciare l'impeachment del ministro e chiederne la rimozione.
"Contribuirebbe - sostengono - alla diffusione di immagini
immorali".
Secondo la Costituzione iraniana tutti i mezzi di
telecomunicazione sono sottoposti al controllo
dell'amministrazione statale e alla stretta vigilanza di
funzionari nominati dalla guida suprema iraniana. Ma malgrado gli sforzi profusi dal clero iraniano per oscurare
molti siti di social network, compreso YouTube, dopo che
l'opposizione li aveva usati per organizzare manifestazioni
antigovernative in seguito alle elezioni del 2009, in molti,
soprattutto giovani, riescono ad aggirare il divieto,
continuando a utilizzare i siti bloccati.