Sono le donne e i cristiani le
categorie maggiormente discriminate in Iran e quelle che, sotto la
presidenza di Hassan Rohani, hanno visto peggiorare le loro
condizioni. Lo denuncia un rapporto delle Nazioni Unite sui diritti
umani in Iran a pochi giorni dall'impiccagione di Reyhaneh Jabbari, la
donna di 26 anni giustiziata sabato perché riconosciuta colpevole di
aver ucciso l'uomo che voleva stuprarla. Nell'ultimo rapporto Onu che
verrà sottoposto oggi all'attenzione dei leader mondiali, il relatore
speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nella Repubblica
islamica Ahmed Shaheed denuncia che dal luglio del 2013 al giugno del
2014 almeno 852 persone sono state giustiziate in Iran, con
un'allarmante aumento delle esecuzioni.
In questo contesto, Shaheed sottolinea le discriminazioni contro i
cristiani e la condanna a morte di coloro che rifiutano di
convertirsi, gli abusi psicologici contro i non musulmani e la revoca
delle licenze alle chiese nel Paese. "Almeno 49 cristiani protestanti
sono attualmente in carcere, molti perché hanno creato chiese
informali presso abitazioni", recita il testo. Le minoranze, scrive
Shaheed, spesso vengono incarcerate per "l'esercizio dei loro diritti
all'espressione e associazione pacifica". Il rapporto Onu parla di
chiusura ciclica di chiese e di arresti dei "loro pastori che hanno
officiato in farsi", oltre che di blocco dei siti Internet della
comunità cristiana. Ieri il governo di Teheran ha nuovamente vietato
l'ingresso nella Repubblica islamica a Shaheed, accusandolo di
"faziosità politica". Mohammad Javad Larijani, responsabile del
Consiglio per i Diritti Umani dell'Iran, ha definito Shaheed "un uomo
di spettacolo", criticandolo per alcuni dossier "politicamente
orientati" sulla situazione dei diritti umani in Iran. Shaheed ha
ripetutamente accusato l'Iran di "diffuse e sistematiche violazioni
dei diritti umani". È stato nominato responsabile del Consiglio per i
Diritti Umani nel 2011, ma finora non ha mai ottenuto il permesso di
entrare nel paese.
Da allora, Shaheed ha presentato sette rapporti all'Onu. Nell'ultimo
denunciava il peggioramento della condizione femminile in Iran, dove
bambine di nove anni vengono fate in sposa e la legge prevede
"rapporti sessuali non consensuali nell'ambito del matrimonio".
Inoltre i nuovi limiti sulla quota femminile all'interno degli
istituti per l'istruzione superiore ha ridotto la percentuale delle
studentesse universitarie. Inoltre, denuncia, in Iran vi sono dei
paletti che di fatto escludono le donne non sposate dal mondo del
lavoro.