venerdì 19 giugno 2009
La Guida Suprema della Rivoluzione, Ali Khamenei, ha ordinato la fine delle manifestazioni di protesta in Iran, ha detto che non cederà alle pressioni della piazza e ha minacciato chi voglia continuare.
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La Guida Suprema della Rivoluzione, Ali Khamenei, ha ordinato la fine delle manifestazioni di protesta in Iran, ha detto che non cederà alle pressioni della piazza e ha dato l'imprimatur all'elezione di Mahmoud Ahmadinejad. Il popolo iraniano ha scelto, ha detto l'ayatollah nelle tradizionali preghiere del venerdì. "Il risultato delle elezioni arriva dalle urne, e non dalla strada" e ora, ha aggiunto, il Paese ha bisogno di "calma". "La sfida nelle piazze non è accettabile: è una sfida alla democrazia una volta concluse le elezioni. Davanti a decine di migliaia di persone riunite all'università di Teheran, il 'numero uno' del regime ha ufficialmente indicato Ahmadinejad come il vincitore delle presidenziali, sottolineando che la sua vittoria, con 24 milioni e mezzo di voti, è "definitiva"; e in ogni caso il risultato elettorale dovrà essere esaminato con gli strumenti che mette a disposizione la legge. Davanti alla marea umana e allo stesso Ahmadinejad seduto in prima fila, Khamenei, che prende la parola sempre più raramente, ha infatti rispedito al mittente le accuse di brogli e comunque ha ribadito che qualsiasi controllo sul risultato dovrà avvenire attraverso i canali previsti dalla legge. "Non cederò a novità illegittime", ha detto con un chiaro riferimento alle proteste degli ultimi giorni. Non solo: "Se ci sarà un bagno di sangue, i leader della protesta saranno ritenuti direttamente responsabili". Amnesty International ha, intanto, fatto sapere che nelle proteste sono morte almeno dieci persone, e non sette, come aveva riferito la radio di Stato. Un imprimatur, il suo, accompagnato dall'accusa ai nemici esterni dell'Iran di voler agitare la protesta nel Paese: mettendo in dubbio la legittimità dei risultati del voto presidenziale, ha detto, i nemici prendono di mira la legittimità dell'establishment. Khamenei ha esplicitamente puntato l'indice contro Londra: "In questi giorni, gli ambasciatori di alcuni Paesi occidentali che ci hanno parlato nell'ambito dei normali rapporti diplomatici hanno mostrato la loro faccia autentica, e più di tutti, il governo britannico". Il Foreign Office, per tutta risposta, ha convocato l'ambasciatore iraniano, per dirgli che quanto detto da Khamenei è "inaccettabile".Le elezioni del 12 giugno, con un'affluenza record intorno all'85 degli aventi diritto, sono state "una magnifica dimostrazione del senso di responsabilità di un popolo per determinare l'avvenire del proprio Paese". La stampa straniera ha potuto assistere al discorso di Khamenei, che con i suoi riferimenti a un "bagno di sangue" ha suscitato preoccupazione in Occidente: "Stiano attenti a non andare verso un punto di non ritorno", ha detto il presidente francese, Nicolas Sarkozy; "Il mondo vi osserva", ha avvertito il premier britannico, Gordon Brown.
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