giovedì 5 dicembre 2019
In Spagna un caso medico eccezionale. La donna si era persa in alta montagna ed era andata in ipotermia. Usato per la prima volta Ecmo, che permette di ossigenare il sangue in modalità extracorporea
Audrey Mash con uno dei medici che le hanno salvato la vita (Frame televisivo)

Audrey Mash con uno dei medici che le hanno salvato la vita (Frame televisivo) - (Frame televisivo)

COMMENTA E CONDIVIDI

“Un caso eccezionale, unico al mondo, di sicuro senza precedenti documentati in Spagna”. Così i medici che l’hanno salvata definiscono la vicenda di Audrey Mash, una donna britannica di 34 anni, da due residente a Barcellona, ‘resuscitata’ dopo una grave ipotermia e un blocco cardiaco di circa sei ore, senza aver subito danni neurologici o cerebrali.

È accaduto il mese scorso, ma i medici ne hanno dato notizia solo oggi in conferenza stampa. Era il 3 novembre quando Audrey e il marito Roman Schoeman, usciti in escursione nella Valle di Núria, sui Pinerei, nella provincia di Girona, sono stati sorpresi a oltre 2mila metri di altitudine da una violenta tempesta di neve, che gli ha fatto perdere la visibilità.

Dopo essersi rifugiati dietro una roccia, marito e moglie avevano tentato di riprendere la discesa a valle. Ma con progressivi sintomi di grave ipotermia, Audrey cominciò a dare segni di incoscienza, fino a perdere i sensi. Alle 13,30 il marito decise di chiedere aiuto ai servizi di emergenza, inviando coordinate di geo-localizzazione sbagliate, per un errore al GPS. Soltanto un’ora dopo i vigili del fuoco riuscirono a raggiungere la coppia.

“Quando siamo arrivati ci siamo resi subito conto che l’emergenza era più grave di quanto immaginavamo. Audrey non solo era in crisi di ipotermia, con 18 gradi di temperatura corporea, ma in un quadro di morte apparente, senza costanti vitali, non respirava né aveva polso”, ha spiegato Pere Serral, uno dei pompieri che ha partecipato al salvataggio.

Dopo averle praticato inutilmente le manovre di rianimazione cardiopolmonare, la donna è stata trasferita in un elicottero attrezzato del Sistema di emergenza medica all’ospedale Vall d’Hebron di Barcellona, dove è giunta alle 17,45. Ad attenderla, l’equipe di emergenza, con il medico del servizio di Medicina Intensiva, Eduard Agudo che – come ha spiegato ai media– davanti alla gravità della situazione, ha deciso di applicare per la prima volta in un caso di ipotermia severa il dispositivo Ecmo, che consente di supplire alla funzione cardiaca attraverso un sistema di ossigenazione del sangue extracorporeo, e lo rimette in circolazione dopo averne controllato la temperatura con un circuito ad acqua.

“In questo modo, il cuore, rimasto fermo per oltre sei ore ha ripreso a battere, senza che siano state rilevate sequele neurologiche sulla paziente”, ha assicurato il dottor Agudo. Se si eccettua “un piccolo deficit” nel movimento delle dita, dovuto al freddo estremo, ma che “si curerà in breve”.

Un caso “del tutto eccezionale”, secondo il responsabile del servizio di terapia intensiva del Val d’Hebron, “non solo perché è la prima volta che si impiega il dispositivo ECMO in rianimazione a una paziente in blocco cardiaco per ipotermia, ma anche perché è il primo documentato nel quale più a lungo si è praticata una rianimazione cardiopolmonare, durata sei ore, che ha avuto esito positivo”. Un precedente che potrebbe cambiare i protocolli medici nei casi di ipotermia severa.

“Mi è sembrato un miracolo”, il commento di Audry, “è come se fossi tornata in vita”. Secondo quanto ha spiegato il dottor Agudo, l’organismo della donna ha potuto resistere in blocco cardiaco sei ore proprio grazie alla bassa temperatura corporea che, in pratica, ha ‘congelato’ il cervello, poiché “a una temperatura normale avremmo di certo certificato la morte”. “Audrey è arrivata con la pelle bluastra, 22,2 gradi corporei e senza polso né respirazione – ha ricordato - per cui abbiamo deciso di applicare il sistema ECMO per ossigenare il sangue e riscaldare a poco a poco il suo corpo”.

Alle 21,46 della sera di quel 3 novembre, alla donna fu applicata una scarica elettrica al cuore, che riprese a battere. Poi, è rimasta un giorno intero in lieve ipotermia indotta, per minimizzare i possibili danni al cervello. E ha poi trascorso i sei giorni successivi in rianimazione e 11 in reparto, fino a che non è stata dimessa.

A breve riprenderà il suo lavoro di insegnante di inglese. “Provo un’immensa gratitudine nei confronti dei medici e mi sento più sana che mai”, ha assicurato sorridente nel salutare l’equipe dell’Ospedale Val d’Hebron.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: