Sharif Hassan Sheikh Adan è l’attuale speaker (il presidente) del Parlamento federale di transizione somalo. Dopo aver assunto i ruoli di ministro delle Finanze e viceprimo ministro, è stato eletto il 25 maggio di quest’anno, in seguito a una crisi politica che ha coinvolto il suo predecessore Sheikh Aden Madobe e il primo ministro, Omar Ali Sharmarke.
Oggi (ieri per chi legge, ndr) a Nairobi c’era in corso una conferenza alla quale, oltre a lei, hanno partecipato diversi parlamentari e membri delle agenzie umanitarie. Quale reazione ha avuto appena è arrivata la notizia dell’attentato a Mogadiscio? Ho pensato che i responsabili di questo gravissimo attacco sono dei terroristi codardi. Per ora sappiamo che diversi parlamentari sono stati uccisi, insieme ad altri ufficiali governativi che risiedevano all’Hotel Muna. Oltre a loro sono morti alcuni bambini, che di lavoro pulivano le scarpe, e dei cittadini che non c’entravano niente con il ventennale conflitto civile in Somalia. Con questo attentato sono stati uccisi ancora una volta degli innocenti, e questo è imperdonabile.
Un attentato di queste dimensioni non si vedeva da diversi mesi nel Paese, ed è una delle prime volte che i ribelli hanno colpito all’interno del territorio controllato dalle forze di pace, com’è potuto succedere? Secondo le informazioni che mi sono arrivate da Mogadiscio, i terroristi erano tre o quattro. Alcuni vestivano con le uniformi del governo federale di transizione, e sono facilmente entrati nella zona protetta dalle truppe dell’Unione Africana (Amisom). Uno di loro si è fatto saltare in aria, un altro è stato ucciso e uno dovrebbe essere nelle mani della polizia. Condanno quindi con fermezza quest’ultimo attacco che ha aggravato ulteriormente la già difficile crisi somala.
I ribelli estremisti di al-Shabaab sembrano acquistare sempre più forza da quando si sono formati nel 2006, dopo l’invasione etiopica, qual è secondo lei il principale motivo della loro potenza, che ha permesso loro di conquistare quasi tutta la Somalia? Purtroppo al-Shabaab continua a reclutare giovani somali, molti sono minorenni e diventano bambini-soldato. Da tempo li strappano alle famiglie o li trovano per la strada. Li fanno studiare nelle loro scuole e li addestrano non solo militarmente, ma anche psicologicamente. Per anni questi giovani militanti hanno subito un profondo lavaggio del cervello ed è per tale ragione che sono pronti a morire.
Dopo questo attacco crede che altri parlamentari lasceranno Mogadiscio per risiedere, come alcuni dei loro colleghi, in Kenya o in vari Paesi occidentali?Non è la prima volta che subiamo un attacco del genere. L’ultimo attentato è stato a dicembre dello scorso anno, quando un kamikaze si è fatto esplodere all’Hotel Shamo uccidendo tre ministri, dei giornalisti e altri civili. Il processo politico deve comunque andare avanti, sono quindi convinto che i parlamentari che risiedono a Mogadiscio rimarranno lì a fare il loro lavoro di sempre.
Cosa ne pensa del fatto che da anni gli uffici della comunità internazionale per la Somalia, sotto l’egida delle Nazioni Unite, sembrano paralizzati nella vicina e più sicura capitale keniota Nairobi? Sebbene mi senta di ringraziare la comunità internazionale e quello che tenta di fare per la Somalia, sono convinto che non sia abbastanza. Il governo italiano, per esempio, ci sta aiutando molto attraverso i finanziamenti rivolti al governo e ai servizi sociali, ma mi sento di lanciare un appello al mondo: abbiamo bisogno di più aiuti per sconfiggere i ribelli e riportare la pace in Somalia.