(Somalia, Fulvio ZUbiani)
"Per sconfiggere la fame nascosta in modo sostenibile, è necessario adottare un approccio multisettoriale che includa azioni su agricoltura, salute, acqua e servizi igienico-sanitari, protezione sociale, educazione ed emancipazione femminile” ha detto Giangi Milesi, presidente Cesvi. Che aggiunge un'affermazione solo apparentemente paradossale: il cibo, nel mondo, non manca. Ma non sono le dosi massicce di alimenti introdotti nell'alimentazione di un Paese (si pensi al "riso sovvenzionato" o delle colture ibride in India che stanno soppiantando miglio, legumi e semi da olio, molto più nutrienti, che facevano parte della dieta abituale della popolazione) a risolvere il problema della fame nascosta. I governi devono incentivare lo sviluppo di sementi e cibi nutrienti, e rafforzarne la disponibilità a livello locale. Gli orti domestici o scolastici possono accrescere la disponibilità di frutta e verdura in alcune zone dell'Asia, così come i piccoli allevamenti di polli o pesci. Piccoli passi mirati, ma preziosi. Non serve, insomma, far la parte della lepre.
(Zimbabwe, Roger Lo Guarro)
L’impegno di Cesvi (insieme a Concern Worldwide e Welthungerhilfe) mira all’eliminazione dell’insicurezza alimentare e nutrizionale attraverso interventi in grado di promuovere la diversificazione della dieta e rafforzare il sistema di produzione locale e il ruolo della donna. Questi, insieme alla promozione di interventi di salute pubblica, e il cambiamento delle pratiche domestiche per massimizzare l’assunzione di micronutrienti, sono solo alcuni dei modi attraverso cui queste organizzazioni combattono la sottonutrizione nei Paesi in via di sviluppo.