Il governo indiano ha annunciato la revoca dell'autonomia costituzionale dello stato del Kashmir, l'unico a maggioranza musulmana e rivendicato dal Pakistan. Una decisione, quella del governo nazionalista di Narendra Modi, potenzialmente esplosiva per questa travagliata regione dell'Himalaya in preda a una insurrezione separatista.
L'annuncio di New Delhi
L'annuncio del decreto presidenziale, che smembra lo stato cedendone una parte al Ladak, è stato fatto in Parlamento dal ministro degli Interni Amit Shah, tra l'assordante tumulto nei ranghi dell'opposizione. Il decreto «entra in vigore immediatamente e sostituisce» gli articoli costituzionali su Jammu e Kashmir, in particolare l'articolo 370, secondo un testo diffuso dal governo.
Lo status speciale consentiva al governo centrale di New Delhi di legiferare solo su difesa, esteri e comunicazioni, il resto spettava al Parlamento locale; concedeva, inoltre, al Jammu e Kashmir - abitato da 12 milioni di persone - di avere una propria Costituzione e una propria bandiera e conferiva diritti speciali ai residenti permanenti del territorio. In pratica, la proprietà era riservata ai kashmiri: l'abolizione di questa legge, secondo chi accusa Delhi, aprirebbe le porte alla colonizzazione indù in terra musulmana.
Il Pakistan: decisione illegale
Immediata la reazione del Pakistan, che respinge come contraria al diritto internazionale e foriera di guerra la decisione dell'India. «Il Jamnu e Kashmir occupato dall'India è un territorio conteso, riconosciuto come tale dalla comunità internazionale. Nessun passo unilaterale del governo indiano può cambiare lo status di territorio conteso, così come la popolazione della regione non accetterà mai un tale cambiamento», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri pachistano. «Come parte di questa disputa internazionale, il Pakistan farà tutto ciò che è in suo potere per contrastare i passaggi illegali».
«Noi kasmiri spinti sul baratro»
«Ancora una volta, il governo indiano (Goi) ha spinto i kashmiri sul baratro. Non c'è altro da fare che opporci a questo attacco illegale e incostituzionale alla nostra dignità» ha commentato su un social network la musulmana Mehbooba Mufti, presidente del Jammu and Kashmir Peoples Democratic Party e già capo dell'esecutivo locale fino alle sue dimissioni nel giugno 2018.
«Oggi la gente del Jammu e del Kashmir che aveva riposto la sua fiducia nelle istituzioni dell'India come il Parlamento e la Corte suprema si sente sconfitta e tradita. Smembrando lo Stato e portando via in modo fraudolento ciò che è nostro per legge, hanno ulteriormente complicato la disputa sul Kashmir» ha aggiunto Mufti.