lunedì 15 febbraio 2010
La vittima è Nadia Macerini, aveva 37 anni ed era originaria di Arezzo. Lavorava per un centro di meditazione. La bomba in un locale affollato di stranieri ha ucciso nove persone. L'attentanto non è stato ancora rivendicato ma non si esclude l'ombra di al-Qaeda.
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C'è una italiana tra le nove vittime dell'attentato di sabato a Pune, in India. Lo ha confermato la Farnesina che ha inviato un funzionario del consolato italiano di Mumbai per seguire le procedure del caso. Nadia Macerini aveva 37 anni e lavorava per l'Osho Ashram, un sito di meditazione molto popolare tra i turisti. Era originaria di Levane, in provincia di Arezzo, e da tre anni si era trasferita in India dove, assicurano i familiari, si era perfettamente integrata ed era felice. Nella casa della frazione di Bucine, dove vive la famiglia c'è «incredulità e disorientamento» il sindaco Sauro Testi  è andato a portare le condoglianze di tutta la comunità. «La famiglia l'aveva sentita due giorni fa e Nadia era contenta. Tutto sembrava sotto controllo. Il riconoscimento del corpo è stato fatto da un'amica», ha detto Testi.Il capo della polizia di Pune, Satyapal Sing, ha identificato l'altra vittima straniera: una studentessairaniana di 26 anni. Tra i 60 feriti ci sono cinque sono iraniani, due sudanesi, due nepalesi, uno yemenita, un tedesco e un cittadino di Taiwan. L'attentato non è stato rivendicato nè sono stati effettuati arresti, anche se i sospetti cadono sui Mujahidden indiani, gruppo estremista che fa parte del Simi, il Movimento studentesco islamico indiano. Sono gli stessi che rivendicarono gli attentati a New Delhi nel marzo del 2008, quando la capitale indiana venne scossa da cinque esplosioni nelle aree più frequentate della città che causarono la morte di 21 persone e una novantina di feriti. Il capo della polizia di Pune non ha escluso il coinvolgimento del Mijahidden nell'attentato al German Bekery, ma, ci sono sospetti anche su al Qaeda e in particolare sul gruppo terroristico pachistano Lashkar-e-Taba, che potrebbe aver agito dopo le ricognizioni di David Headley, il jihadista pachistano-americano arrestato in relazione agli attentati di Mumbai del novembre 2008.
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