Forse mai come queste elezioni di domenica in Germania si è assistito a una simile guerra dei sondaggi, che si susseguono giorno per giorno, mentre le polemiche montano. Anche perché, rompendo con una lunga tradizione, per la prima volta vengono pubblicati anche così a ridosso del voto. Guardando gli ultimi, pubblicati ieri, non ci sono particolare smottamenti rispetto ai giorni precedenti, si conferma però un dato: grossi rischi – anche se niente è scontato – per l’attuale coalizione di centro-destra, con i liberali appena sopra la soglia di sbarramento. E la suspense per gli euroscettici di Alternative für Deutschland (Afd). Se due giorni fa un sondaggio li dava sopra il 5%, ieri un’altra indagine, questa dell’istituto Forsa, li ridava al 4%. Da notare che invece un altro sondaggio, diffuso sempre ieri dal tabloid <+corsivo>Bild<+tondo> e realizzato dall’istituto Insa, tornava a indicare Afd al 5%. Il loro ingresso o meno nel Bundestag potrebbe decidere definitivamente le sorti dell’attuale coalizione Cdu-Liberali. Il primo dei due sondaggi (quello di Forsa) indica un pareggio tra centro-destra e Spd-Linke (estrema sinistra) e Verdi: entrambi al 45%. Da notare che però è un pareggio fittizio: i socialdemocratici hanno escluso categoricamente qualsiasi alleanza con l’estrema sinistra, incompatibile soprattutto per le sue posizioni anti-Nato e contro le missioni internazionali.Concretamente, Cdu/Csu 40%, Spd 26%, Fdp 5%, Verdi 10% e Die Linke 9%. A complicare il quadro è oltretutto l’altissimo numero di indecisi, secondo un altro sondaggio – questo di Emnid – ben il 31% ha dichiarato di non aver ancora scelto che cosa votare. Una guerra di sondaggi, peraltro, che ha trovato non pochi critici. «Non è certo una conquista la diffusione quotidiana di continui nuovi sondaggi fino al giorno delle elezioni», ha tuonato il presidente uscente del Bundestag, Norbert Lammert (Cdu). Il timore è che i sondaggi potrebbero influenzare proprio gli indecisi.Certo è che siamo a una guerra all’ultimo voto, non a caso sia il cancelliere Angela Merkel, sia il suo sfidante socialdemocratico Peer Steinbrück stanno lanciando accorati appelli ai cittadini a recarsi al voto. «Non decidono i sondaggisti, decidete voi» ha gridato giovedì Steinbrück nell’ultimo comizio prima delle elezioni, nella storica Alexanderplatz a Berlino. E oggi cinque milioni di elettori si sono trovati in cassetta una lettera di Angela Merkel. «Convincete parenti, amici e conoscenti – scrive il cancelliere – domenica conterà ogni voto». Ovunque sui manifesti c’è la risposta alla campagna dei liberali per il secondo voto (per la quota proporzionale): «Chi vuole la Cdu, vota due volte Cdu». Certo è che per ora i socialdemocratici continuano a respingere la prospettiva – data per scontata da molti demoscopi – di una grande coalizione Cdu-Spd (che nel 2009 costò 13 punti ai socialdemocratici). Anche se una rinascita della vecchia coalizione rosso-verde, con gli ambientalisti in picchiata verticale, appare sempre meno probabile. Ieri, intervistato da
Adnkronos, si è intanto fatto sentire il volto europeo dell’Spd, il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz. Queste illazioni, ha tuonato, sono «scorrette perché i tedeschi non sono ancora andati alle urne e noi stiamo già dicendo quale sarà l’esito. Oltretutto, tra il 30 ed il 40% degli elettori resta indeciso. C’è troppo poco margine».