Erano «irregolari» le perquisizioni condotte lo scorso 24 giugno al Palazzo arcivescovile di Mechelen-Bruxelles, nell’ambito dell’inchiesta della magistratura belga sui preti pedofili. A questa conclusione è arrivata la Procura di Bruxelles, come ha reso noto ieri il legale dell’arcivescovado e del cardinale Godfried Danneels, Fernand Keuleneer.Ieri mattina la sezione istruttoria del tribunale della capitale belga ha emesso, a porte chiuse, il proprio verdetto sulla regolarità dell’inchiesta del giudice Wim De Troy, che aveva disposto il
blitz in Curia. Sul prosieguo dell’indagine Estelle Arpigny, una portavoce della Procura, ha spiegato che il giudice «è il titolare dell’inchiesta, non posso andare contro il suo parere», facendo capire che, per ora, De Troy non è stato rimosso.A chiarire un po’ le cose ci ha pensato Keuleneer, il quale nel corso di una conferenza stampa ha spiegato che, per la Procura, le motivazioni del blitz disposto da Wim De Troy furono «troppo generiche e oltrepassarono i diritti del giudice istruttore».A sua volta, l’avvocato delle vittime Walter Van Steenbrugge si è detto «indignato per la mancanza di informazioni» da parte della Procura di Bruxelles. E secondo il quotidiano
Le Soir quanto avvenuto, di fatto, segna la fine dell’inchiesta, in quanto – anche se si deve aspettare un’ulteriore sentenza a settembre – il giudice De Troy non potrà più disporre degli elementi probatori raccolti durante le perquisizioni e, dunque, «l’indagine condotta contro i pedofili in seno alla chiesa belga è virtualmente terminata».In realtà l’ipotesi che su tutta la questione possa calare il sipario è piuttosto remota. Se, infatti, alla notizia delle perquisizioni le reazioni del Vaticano furono durissime – «(La) Segreteria di Stato esprime vivo stupore per le modalità in cui sono avvenute alcune perquisizioni condotte ieri dalle Autorità giudiziarie belghe e il suo sdegno per il fatto che ci sia stata addirittura la violazione delle tombe dei cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Léon-Joseph Suenens» – i rilievi erano sulla forma, non certo sulla sostanza.Tant’è vero che lo stesso Benedetto XVI, il 27 giugno, in una lettera all’arcivescovo di Bruxelles volle ribadire l’auspicio che anche in Belgio «la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime» degli abusi sessuali compiuti da religiosi. Nella stessa missiva il Papa pur definendo «sorprendenti e deplorevoli» le modalità «con cui sono state condotte le perquisizioni nella Cattedrale di Malines e nella sede dove era riunito l’Episcopato belga – in una sessione plenaria che, tra l’altro, avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati all’abuso di minori da parte di membri del clero», esortava a «un riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare» con la giustizia, «nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati».