Si è avvicinato al taxi, ha tirato fuori la pistola che nascondeva sotto la maglietta e ha fatto fuoco: due colpi e ha ucciso l’autista. Poi si è rinfilato l’arma sotto i vestiti ed è scappato, prendendo al volo un autobus. Una telecamera ha ripreso tutto, in un quartiere nel nord di Città del Guatemala. «È stato un bambino! Avrà avuto sì e no dieci anni!» grida un poliziotto. Qualche giorno prima, nella stessa capitale, due ragazzine di 13 e 15 anni avevano ucciso un uomo in bicicletta: lo hanno freddato con una pistola, poi sono tornate a casa. La polizia le ha fermate, hanno confessato, ma non hanno detto nulla del mandante. Tre settimane prima un 14enne era stato sorpreso con una mitraglietta Uzi mentre estorceva denaro ad un commerciante. Un undicenne, invece, è stato fermato per l’uccisione di una bambina di 3 anni: insieme a lui c’era un altro ragazzo, 17enne, che ha ammazzato la madre della piccola e la sorella. Le autorità sono convinte: si tratta di «sicari bambini», assoldati per pochi spiccioli dalla criminalità organizzata. Il codice penale in Guatemala non prevede l’incriminazione del minorenne e le mafie locali conoscono benissimo le leggi. «Questo permette loro di agire nell’impunità» denuncia Rodolfo Diaz, avvocato della Fondazione Sopravvissuti che aiuta i bambini vittime di violenza. Manodopera a basso costo per uccidere senza troppi guai giudiziari. «Sono sfruttati dal crimine organizzato perché non sono maturi», spiega il procuratore per i diritti umani Jorge de Leon. Qualcuno propone una riforma legislativa per poter incriminare i minori, ma l’idea ha scatenato un’ondata di critiche e proteste. C’è anche l’altra faccia della stessa medaglia: i bambini, comunque sia, sono le vittime. Dall’inizio dell’anno – ogni giorno – almeno un minorenne è stato ucciso da un’arma da fuoco: nei primi due mesi del 2013 sono stati ammazzati 69 piccoli, denuncia l’Ufficio per i diritti umani dell’arcivescovado della capitale (Odhag). In Guatemala, quotidianamente, vengono ammazzate in media 16 persone: è uno dei Paesi più violenti dell’America Latina. Ma la maglia nera spetta al vicino Honduras: la nazione con il più alto numero di omicidi di tutto il pianeta. Ogni 100mila abitanti, 85,5 assassinii: il tasso del 2012 registra una minuscola inflessione rispetto al 2011 (86,5), ma il confronto con la media mondiale (8,8 omicidi ogni 100mila persone) fa accapponare la pelle. Nel 2012, in totale, sono state ammazzate 7.172 persone. Una vera strage di giovani: il 77% avevano fra i 20 e i 30 anni. L’Honduras, come buona parte dell’America Centrale, è fra due fuochi: è un corridoio per la droga prodotta in Sud America e spedita verso il mercato degli Stati Uniti.