sabato 24 agosto 2013
​Pressing a due mesi dal voto alla Camera: "I cattolici voglioni che la riforma si faccia". Prende il via una campagna di informazione nelle principali diocesi del Paese.

EDITORIALE L'America si gioca la storia di Vittorio E. Parsi
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Il conto alla rovescia è iniziato. Mancano meno di due mesi al voto della Camera Usa sulla riforma dell’immigrazione: una legge su cui il presidente Barack Obama aveva puntato molto, ma sulla quale l’opposizione lo ha costretto a frenare, come accaduto con la modifica del sistema sanitario.Ma per l’immigrazione, la Chiesa cattolica americana è decisa a fare fronte compatto per spingere l’acceleratore sull’approvazione. «Cercheremo di usare ogni mezzo», ha dichiarato Kevin Appleby, direttore della politica migratoria della Conferenza episcopale Usa, spiegando che ai legislatori americani «deve arrivare il messaggio» che i cattolici «vogliono che la riforma si faccia». Dopo l’approvazione del Senato, lo scorso giugno, con lo storico voto di 68 a favore e 32 contrari, la proposta legislativa si è arenata alla Camera scontrandosi con l’opposizione della maggioranza repubblicana. Anche alla luce della composizione demografica degli immigrati irregolari nel Paese – per la maggior parte ispanici cattolici – i responsabili della Chiesa Usa hanno deciso di intraprendere una vera e propria campagna di informazione. Gli sforzi, già iniziati una settimana fa in occasione della festa dell’Assunta, si protrarranno fino a metà ottobre: data prevista del voto alla Camera. Il messaggio ai deputati si farà però particolarmente forte attorno all’8 settembre, quando i vescovi e i parroci di una dozzina di arcidiocesi americane si appelleranno ai fedeli durante la Messa domenicale. Ad aderire all’iniziativa sono state, per ora, le arcidiocesi più popolose d’America – tra cui quelle di Chicago, Cincinnati, Los Angeles, Brooklyn e San Antonio – ma anche altre, compresa quella di New York, stanno prendendo in considerazione la possibilità di partecipare. Molte, comunque, si impegneranno dietro le quinte. La Conferenza episcopale Usa ha sollecitato l’intera comunità dei vescovi a contattare i rappresentanti del Congresso – sia di persona, sia via telefono o via email – per esprimere il proprio appoggio alla riforma. E si preannunciano altri incontri alla Casa Bianca. I membri più conservatori della Camera Usa temono che una riforma ad ampio spettro dell’immigrazione termini in un’amnistia di fatto per gli 11 milioni e mezzo di irregolari che, secondo le stime, vivono nel Paese. La misura prevede infatti la possibilità di garantire la residenza agli immigrati già presenti in America, sebbene solo in seconda battuta a chi ha seguito l’iter legale e a condizione di sostanziali miglioramenti nella sicurezza delle frontiere e nel sistema dei visti. A beneficiare della riforma sarebbero soprattutto i lavoratori agricoli – che avrebbero comunque bisogno di visti di lavoro – e gli immigrati laureati in campi scientifici o tecnologici in università americane. Come dimostrano altri casi – recentemente, ad esempio, è accaduto con la copertura sanitaria per la contraccezione imposta dall’Amministrazione Obama – «quando la Chiesa cattolica fa sentire il suo peso su una questione, la gente ascolta», ha sottolineato Angela Kelley, vice presidente della politica sull’immigrazione del Centro per il progresso americano. Di certo, la campagna in atto non verrà ignorata dai membri cattolici del Congresso che, secondo il centro di ricerca Pew, rappresentano oltre il 30 per cento. Un fatto importante visto che tra questi si contano 61 repubblicani della Camera, compreso il presidente John Boehner. Per parecchi di loro, l’appello dal pulpito potrebbe bastare a superare le critiche dei conservatori del partito e a dare il proprio assenso alla riforma. Per altri, la pressione potrebbe giungere dai “pellegrinaggi” organizzati dai leader cattolici nei distretti di legislatori chiave come Kevin McCarthy o Eric Cantor.<+copyright>
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