sabato 30 aprile 2016
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ROMA La scogliera in travertino d’improvviso si colora di porpora. Così un simbolo del cuore di Roma “sanguina” per i cristiani perseguitanti nel mondo. Tanti, troppi, martirizzati per il proprio credo. E quel rosso che avvolge la fontana di Trevi al calar della sera è l’orizzonte su cui si muovono le voci dei testimoni della fede. Suor Hesed, consorella delle missionarie della Carità uccise nello Yemen a marzo, per raccontare di chi «ha dato prova della sua fede con la vita»; Shahid Mobeen amico di Shahbaz Bhatti il ministro cattolico per le minoranze del Pakistan ucciso nel 2001, «che lavorava perché i cristiani non fossero cittadini di serie B». Poi Maddalena, sorella di don Andrea Santoro ammazzato in Turchia dieci anni fa, «per testimoniare la vita di un parroco radicato in Cristo» e Luka, studente come i suoi coetanei uccisi nel campus di Garissa nel 2015. Hanno i volti tesi dall’emozione nel ripercorrere le storie di quei martiri che tanto hanno in comune con ciò che vivono più di 200 milioni di cristiani oppressi in molti angoli dell’Asia e dell’Africa. È la testimonianza, di fronte a turisti e romani incuriositi, il messaggio per sensibilizzare l’opinione pubblica scelto dalla Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), raccolto da parte della politica (complice la campagna elettorale si affacciano pure i candidati a sindaco Giachetti e Meloni) e dell’associazionismo cattolico. «Siamo qui per far sentire ai cristiani perseguitati che non sono soli », è l’esordio del segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, aggiungendo che come cristiani «dobbiamo essere in prima fila in questi momenti di preghiera e memoria», perché «i primi a subire persecuzioni sono i seguaci di Cristo». Un momento di raccoglimento che anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ha auspicato due giorni fa porti «frutti di impegno e attivo coinvolgimento». Il sangue dei martiri, nella Chiesa antica, divenne seme dei nuovi cristiani. E così occorre sia oggi, perché è nella sofferenza la testimonianza più alta. Una «scia ininterrotta di sangue» che parte dal giorno in cui Caino alzò la mano sul fratello Abele, ricorda il presidente internazionale Acs, cardinale Mauro Piacenza. Ma dal «costato del Dio fatto Uomo sgorga un Sangue nuovo – ricorda –. Una sola goccia di quel sangue può salvare il cosmo intero». Il porporato prende spunto dalle parole di Papa Francesco («anche il silenzio e l’omertà sono peccato»), per sottolineare come il sangue dei martiri cristiani è «opera di salvezza » per tutti gli uomini, «vera e propria espiazione vicaria, per Cristo, con Cristo e in Cristo ». La palma del martirio, quindi, diventa l’unica salvezza. E la preghiera «l’arma da sfoderare ». Perciò, quando ancora nella mente è fresco il ricordo dei testimoni, una piazza gremita recita i versi scritti nel 1957 da Pio XII per i cristiani perseguitati, quanto mai attuali. Dobbiamo «vincere l’indifferenza, squarciare il velo dell’individualismo», prosegue il responsabile italiano di Acs, Alfredo Mantovano, perché oggi «ci sono molti più luoghi del martirio che in passato», e occorre «essere vicini per aiutare chi non ha la libertà di vivere la propria fede ». Uno di quei patiboli è proprio Aleppo. Per la città il vescovo caldeo monsignor Antoine Audo si augura «una soluzione politica per la pace », perché «è tutta l’umanità insieme ai cristiani che vive nella paura». È dunque «coraggioso» che gli italiani si radunino in preghiera per renderlo pubblico. Un momento a cui si unisce, a distanza, anche il patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphael I Sako, che si trova a vivere in un territorio, come l’Iraq, in cui la comunità cristiana rischia di scomparire entro pochi anni. I martiri cristiani, sottolinea quindi, sono testimoni di «un modello di amore totale, fedeltà e sacrificio che deve far riflettere tutti». La notte è ormai alle porte, ma fino all’alba si susseguono lente sulla fontana le immagini della persecuzione dei cristiani. E il loro riflesso, nello specchio d’acqua rossa, fa fermare a guardare. E a riflettere. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL SIMBOLO. Fontana di Trevi a Roma illuminata di rosso e, a sinistra, il palco degli intervenuti all’evento di Acs (Siciliani)
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