giovedì 21 agosto 2014
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Papa Francesco di ritorno dalla Corea interrogato sulla "guerra" in Iraq, anche in Siria e senza dimenticare l’Ucraina: «Dove c’è un’aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l’aggressore. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo (…) Fermare l’aggressore ingiusto è lecito (…) (ma) Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: "è un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo". Soltanto questo. Niente di più (…) Fermare l’aggressore ingiusto è un diritto dell’umanità. Ma anche un diritto dell’aggressore. Di essere fermato per non fare del male».Ieri su Avvenire Pierangelo Sequeri – «Costruire la "pace giusta". Il cammino della Chiesa» – ha lucidamente commentato le parole chiare, ove conta molto quel "costruire" che dice ben altro che "bombardare", e anche solo "fermare", ma comporta un’azione comune che vinca ogni malinteso senso di esclusività e di distinzione tra vittime... È punto centrale: chi ricorda – memoria proprio qui ieri, Pio X che invoca la pace di fronte all’imminente esplosione di guerra, e poi Benedetto XV su quella «inutile strage» (1914-1918), e Pio XII, «tutto è perduto con la guerra...» (1939), e poi Papa Giovanni dell’appello per la crisi di Cuba (1962) e della Pacem in Terris (1963), e Paolo VI all’Onu, e la sua Populorum Progressio e fino ad oggi Giovanni Paolo II sui Balcani e ancora a settembre Francesco sulle premesse della guerra in Iraq, trova una linea coerente – parole precise qui, di Sequeri – «la protezione dell’indifeso, un confine in movimento» – e constata il cammino lineare. E invece?

Invece vespaio di letture non solo diverse, ma contraddittorie. Commenti ragionevoli (19/8) Franco Garelli sulla Stampa: «La svolta diplomatica di Francesco» e (20/8) Paolo Garimberti su Repubblica: «Francesco e i dilemmi della guerra giusta», G. M. Vian sul Sole 24Ore, «Le parole del Papa contro le nostre dimenticanze. Il mondo a pezzi», ma anche, ancora 19/8, qualche primo incresparsi polemico, A. Melloni sul Corsera, «Il Papa contro le ipocrisie della politica», e ancora lì P. Battista, «Il massacro, le vittime e la svolta di Francesco»: «La parola guerra, quella è sempre bandita. Ma...».

Ieri ancora altri commenti opinabilmente vari e da discutere, p. es. Massimo Faggioli (Europa): «Iraq: il problema americano di Papa Bergoglio», o «Lettera di Bergoglio al presidente Fuad Masum» sul manifesto, o l’aggressivo Socci su Libero: «L’intervento del Papa? Sai che sforzo. Contro il Califfo non basta», e varie sul Foglio... Era il "primo giorno dopo", e altri via via ne seguiranno: ormai le paratie dei commenti si sono aperte. Ultimo, ma non ultimo: un dialogo eccitato tra Simonetta Fiori e il filosofo Massimo Cacciari su Repubblica (20/8): «Le parole del Papa su guerra e pace? Una svolta radicale per la Chiesa cattolica». E già: pare ai due che Francesco parlando così abbia abbandonato la prospettiva "assoluta", chiamiamola "sub specie aeternitatis", quindi presentata "in nome di Dio" e sia sceso al livello della ragione umana e del diritto positivo: una «laicizzazione radicale» per la «teologia politica della Chiesa»! Sicuro, Cacciari: un Papa che «si appella a un organismo internazionale", e «si mette a ragionare in termini realistici e sulla base di diritti positivi» opera «colossali trasformazioni dentro la Chiesa». La mia, dice, «non è una critica», ma una «constatazione»: il Papa non ragiona più come «S. Agostino, che traeva la legittimità della guerra giusta non dal diritto, ma dalla volontà di Dio», ma «come Norberto Bobbio che esprimeva un principio laico per il quale è necessario l’intervento militare per salvaguardare i diritti umani».

Leggi e ti sorprende la superficialità della visione del pensiero cattolico, grandi santi e teologi compresi, come se sia giusto – non dico sia possibile, perché vediamo subito che lo è ancora – pensare che le guerre siano combattute "per volontà di Dio". Strano modo di vedere ancora la storia, e per caso in tandem contraddittorio con un commento sul Foglio: «Preghiera» che invocherebbe la benedizione di San Bernardo, nel suo Elogio per la nuova milizia: «Certo non si dovrebbero uccidere neppure i pagani, se si trovasse un modo diverso per impedire loro di opprimere. Ma per il momento ucciderli resta la migliore soluzione». Bella coppia!

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