I filo-islamici a Tripoli, il
Califfato a Bengasi e il parlamento eletto a Tobruk: la Libia
'somalizzatà, evocata dalla maledizione profetica di Muammar
Gheddafi, è alla fine realtà, mentre è sempre più rovente la
polemica sull'intervento militare segreto contro le milizie
islamiche che fonti Usa attribuiscono a Emirati Arabi Uniti ed
Egitto.
I filo-islamici al potere de facto in queste ore a Tripoli
hanno smentito alcune interpretazioni occidentali, che li
volevano uniti agli integralisti di Ansar al Sharia, vicini ad
al Qaida e protagonisti del Califfato di Bengasi. "Non abbiamo
nessun rapporto con le organizzazioni estremiste, siamo contro
il terrorismo e a favore della Costituzione", ha tuonato oggi un
comunicato dell'Operazione Alba, che raccoglie le milizie armate
che giudicano illegittimo il nuovo Parlamento, a cominciare da
quelle di Misurata. Per questo hanno chiesto e ottenuto che la
vecchia assemblea (il Congresso generale nazionale), dominata
dai partiti di ispirazione islamica, si riunisse a Tripoli, dove
è stato eletto un premier ad interim con l'incarico di creare un
governo di salvezza nazionale.
Ansar al Sharia è rimasta dunque a bocca asciutta, l'appello
lanciato ieri ai "fratelli di Misurata" per la nascita di una
grande fronte islamico è caduto nel vuoto. Anzi, le bordate
partite da Tripoli portano nubi oscure e altri potenziali
avversari per il Califfato, scosso in queste ore da nuovi
violenti combattimenti contro le forze di Khalifa Haftar.
L'ex generale, alla testa dell'operazione "Dignità" per
"ripulire il Paese dagli estremisti islamici", avrebbe raggiunto
un'intesa strategica con le milizie di Zintan, ritiratesi da
Tripoli, che tuttavia non ha fermato l'avanzata delle fazioni
rivali.
Il Parlamento, costretto a riunirsi a Tobruk, incassa il
pieno sostegno dell'Egitto, con il presidente Abdel Fattah Sisi
in persona che "ci ha garantito aiuti per il nostro Esercito,
addestramento e consulenza", ha dichiarato Abdel Razak Nazuri,
il capo di Stato maggiore nominato ieri dal Parlamento, dopo una
visita lampo al Cairo.
Intanto fioccano le polemiche su un presunto ruolo straniero
nei raid aeri su Tripoli: fonti americane citate dal Nyt hanno
accusato Emirati Arabi Uniti ed Egitto di avere una
responsabilità diretta. Poi altri funzionari, citati dalla Afp,
hanno corretto il tiro: Il Cairo avrebbe solo messo a
disposizione le proprie basi ai cacciabombardieri di Abu Dhabi.
L'Egitto ha negato con forza, parlando di menzogne. Gli
Emirati tacciono. La Lega Araba smentisce tutti: "Sono stati
condotti da Paesi non arabi e i bombardieri sono partiti dalle
coste del Mediterraneo", ha detto l'inviato speciale, Nasser al
Kidwa, in una intervista all'autorevole al Hayat.
Il mistero resta, mentre la Libia si frammenta.