Per tutto il mondo è il «banchiere dei poveri». Una reputazione cristallina, quella di Muhammad Yunus, premiata nel 2006 addirittura con il premio Nobel per la Pace, «per gli sforzi diretti alla promozione dello sviluppo economico e sociale dal basso». Eppure c’è un’ombra che si allunga, ora, sul settantenne bengalese che con le sue esperienze di microcredito ha conquistato la comunità internazionale.L’accusa è di quelle pesanti: negli anni Novanta Yunus avrebbe utilizzato in modo irregolare una forte somma di denaro che aveva ottenuto in dono da alcuni Paesi europei per finanziare le attività di piccoli prestiti della sua Grameen Bank. Invece di impiegare questi fondi per il microcredito, Yunus li avrebbe girati alla Grameen Kalyan, una sua società che non opera nel campo dei prestiti.A sostenere questa tesi, supportata anche da una serie di documenti postati sul Web, è un documentario norvegese dal titolo «Fanget i Mikrogjeld» («Intrappolato nel microdebito»), trasmesso martedì dalla tv norvegese. Nel video del giornalista danese Tom Heinemann si spiega che nel 1996 Yunus avrebbe girato la somma di sette miliardi di taka bengalesi (74,5 milioni di euro) donati per finanziare prestiti a piccoli imprenditori attraverso la Grameen Bank, alla Grameen Kalyan, operante nel settore della salute. I fondi erano stati raccolti da donazioni provenienti da diversi Paesi, tra i quali Norvegia, Svezia, Olanda e Germania.Alcuni documenti indicano che quando l’ambasciata norvegese, l’agenzia di aiuti norvegese Norad e la Divisione per le Relazioni economiche del ministero delle Finanze del Bangladesh hanno sollecitato il ritorno del denaro alla Grameen Bank, la restituzione è stata di due miliardi di taka (21,3 milioni di euro). Più tardi, si sostiene, il denaro è stato trasformato in prestito della Grameen Kalyan alla Grameen Bank.Heinemann ha detto ai media bengalesi di «avere cercato di parlare con Yunus per sei mesi. Ma lui non ha mai voluto rispondere alle mie domande». Nel documentario ci sono anche le testimonianze di numerose persone che, dopo aver ottenuto diversi prestiti in banche che offrivano il microcredito hanno avuto mille difficoltà per rimborsare quanto dovuto, anche a causa di tassi di interesse esorbitanti. «Alcuni hanno dovuto vendere le loro case – spiega Heinemann – Molti esperti come David Roodman, Jonathan Morduch, Thomas Dichter e Milford Bateman sono d’accordo su un punto: dopo 35 anni di microcredito non c’è alcuna prova che esso abbia sollevato milioni di persone dalla povertà».I critici di Yunus sostengono che il dato in base al quale il 98% per cento dei prestiti della Grameen Bank viene restituito è dovuto alle vessazioni subite dagli abitanti dei villaggi da parte dei creditori. «Abbiamo visto solo povera gente che dal microcredito non ha guadagnato nulla, se non altri debiti», è la chiosa di Heinemann.