martedì 5 aprile 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Il Messico è un Paese surrealista, diceva uno dei fondatori del movimento, André Breton. E la successiva storia messicana gli ha dato ragione. Eppure ci sono episodi che risultano “spiazzanti” perfino per un’opinione pubblica abituata agli eccessi. Come la storia di David Beard, Nicky Leonard e dei piccoli Kelly, Blake e Lachlan. La vicenda comincia quattro anni fa quando David e Nicky, coppia omosessuale neozelandese, si rivolge a un’agenzia statunitense specializzata nel procurare “mamme surrogate” per clienti facoltosi. Non è un caso che la società indirizzi i due alla propria filiale messicana. E quest’ultima trovi due “candidate” a Villahermosa, nello Stato del Tabasco, uno dei più poveri della nazione. L’unico – insieme al Sinaloa – dove sia consentito alle donne, in genere appartenenti ai gruppi sociali più disagiati, “affittare” il proprio utero. Il Tabasco è un ottima “riserva” di bimbi a poco prezzo per le cliniche internazionali attive nell’ambito della maternità surrogata. O meglio era. Perché, dallo scorso dicembre, il governo statale ha deciso di porre dei limiti, vietando la pratica agli stranieri. Quando la nuova normativa è passata, però, le due donne “scelta” erano già incinta. Lanchan è nato il 1 marzo, mentre i I gemellini Kelly e Blake, il 5. Poco prima, la succursale messicana aveva chiuso i battenti e la responsabile era scomparsa, dopo aver incassato l’ultimo assegno da Beard e Leonard. Quando i due si presentano in aeroporto con i tre bimbi, vengono bloccati dalle autorità messicane, alla luce della recente normativa. La coppia ribadisce che gli era stata garantita la possibilità dell’adozione e garantisce di aver regolarmente versato le quote richieste dalla società Usa. Il Messico, incerto su come procedere, li trattiene insieme ai piccoli. Ostaggio questi ultimi delle assurdità del mercato dei bimbi a pagamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Una clinica americana li aveva «ordinati» nello Stato del Tabasco. Ma, nel frattempo, una legge ha vietato la pratica
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: