Un duro biasimo si rovescia così sulla testa delle «infami istituzioni» islamiche che offrono al Vaticano piena collaborazione, come l’Università di al-Azhar «che pretende rappresentare l’islam sunnita mondiale », e il suo imam «apostata» che ha osato definire «il suo amico Francesco un uomo di pace (...) che rispetta le altre religioni». Biasimati anche quegli ulema e intellettuali musulmani che misconoscono la proclamazione del Califfato, come Adnane Mokrani, docente di Islamistica alla Gregoriana e al Pisai di Roma, definito «schiavo tunisino della Chiesa cattolica» che avrebbe precisato che nell’islam non esista un’autorità centrale. Gli articoli sono intercalati da interviste e testimonianze come quella di Umm Khalid, una convertita finlandese all’islam, oppure ad Abu Sa’d, anch’egli convertito dal cristianesimo che ha lasciato l’isola di Trinidad per aggregarsi alle milizie del Daesh. Quest’ultimo esorta ad attaccare le ambasciate e le imprese della «coalizione crociata», come pure i civili. «Seguite – dice – l’esempio dei leoni in Francia e Belgio, l’esempio della coppia benedetta in California, e gli esempi dei cavalieri di Orlando e Nizza».La rivista promette nuovi attentati. «Tra questa pubblicazione e il prossimo massacro che verrà eseguito contro di loro dai soldati nascosti del Califfato – ai quali viene ordinato di attaccare senza indugio – i crociati possono leggere perché i musulmani li odiano e li combattono». Ieri, un video del Daesh ha chiesto ai propri combattenti di portare il jihad in Russia. Un uomo a viso coperto vi appare mentre urla: «Ascolta Putin, verremo in Russia e vi uccideremo nelle vostre case». Nelle ultime pagine, infine, quelle che i magazine occidentali riservano di solito al tempo libero, Dabiq propone la «Top 10 dei migliori video dello Stato islamico» con ampio spazio a raccapriccianti foto di decapitazioni e lapidazioni.Come per soffiare sul fuoco delle polemiche americane, una foto mostra la lapide sopra la tomba di Humayn Khan, il capitano americano di origine pachistana morto in Iraq nel 2004. «Attenzione a morire da apostati», recita la didascalia. Il padre di Khan si era rivolto al candidato repubblicano Donald Trump durante la convention dei Democratici dicendo: «Hillary Clinton ha definito mio figlio “il meglio che abbia prodotto l’America”. Fosse stato per Donald Trump, non ci sarebbe mai stato in America». Khan aveva proseguito parlando del sacrificio che hanno fatto moltissimi soldati di tutte le religioni e le etnie.
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