venerdì 6 agosto 2010
Un Giappone "pacifista" ricorda la strage. Per la prima volta il capo del'Onu al'evento. Il messaggio della Chiesa: «È sempre presente la necessità di abolire le armi atomiche». Alla cerimonia presente anche l'ambasciatore Usa John Roos.
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Come ogni anno, il 6 agosto il Giappone e il mondo ricordano la prima atomica sganciata su un obiettivo civile. Tuttavia il 65esimo anniversario di quell’evento terribile che si commemora oggi ha ancora una volta il senso della memoria e insieme del riscatto.Guidato da un governo a forte vocazione pacifista, dopo la vittoria, un anno fa, del Partito Democratico, il Giappone ha un ruolo ancora più legittimato di leader del movimento di denuclearizzazione mondiale, mentre cerca di contenere al suo interno le spinte nazionalistiche e le lobby che premono insieme per un uso commerciale delle sue capacità tecnologiche a scopo bellico e un maggiore impegno sui teatri di conflitto su cui convergono forze multinazionali. Una pressione motivata anche dall’ostilità del vicino nordcoreano e dalla modernizzazione delle forze armate cinesi.Il 6 agosto 1945 un ordigno nucleare sganciato dal B52 Enola Gay, riduceva in cenere ampie aree della città di Hiroshima, importante centro industriale, provocando, immediatamente e nei mesi successivi 140mila vittime e una coda di sofferenza che continua ancora oggi. Per le autorità cittadine, sono oltre 242mila i morti complessivi per la bomba, e gli “hibakusha”, i sopravvissuti colpiti in modo più o meno grave dalle radiazioni, sono diventati nel tempo – con le loro carni martoriate o attraverso l’intensa attività di testimonianza – il simbolo più concreto del pacifismo e dell’ecologismo antinucleare. Un sacrificio, quello delle vittime e dei sopravvissuti, a cui ha reso omaggio anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon arrivato ieri a Nagasaki, altra città-martire, devastata il 9 agosto dalla seconda atomica sganciata sul Paese. Ban ha visitato il Museo dell’atomica e ha incontrato un gruppo di superstiti. «L’unico modo per assicurarsi che orrori simili non si ripetano è eliminare tutte le armi nucleari», ha dichiarato il Segretario Onu. Tra i luoghi-simbolo visitati, anche la Cattedrale di Urakami, ricostruita presso l’epicentro dell’esplosione. La testa della statua della Vergine, che vi si trovava e che è uscita indenne dall’esplosione, è stata al centro di un pellegrinaggio in Europa in aprile e a New York in maggio, in occasione della Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.Altro evento che caratterizza le celebrazioni di oggi, la partecipazione per la prima volta di un rappresentante statunitense, l’ambasciatore a Tokyo John Roos. Per la verità, dal 1998, la città ha invitato ogni anno tutte le potenze nucleari a presenziare alla ricorrenza, con scarsi risultati, ma quest’anno anche Francia e Regno Unito parteciperanno al tradizionale raduno nel Parco della Pace che alle 8.15 ricorda, con i rintocchi delle campane buddhiste, l’esplosione del 1945. La Chiesa giapponese, da sempre in prima linee sul fronte del pacifismo e della memoria dell’olocausto nucleare, ha annunciato a sua volta l’iniziativa dei “Dieci giorni per la pace” che inizierà oggi con una serie di manifestazioni. Gli eventi si concluderanno il 15, data che ricorda la resa del Giappone e la fine del conflitto nel Pacifico. Come ha spiegato l’arcivescovo di Osaka e presidente della Conferenza episcopale giapponese, monsignor Jun Ikenaga, «resta la necessità della memoria perché nei nostri cuori è sempre presente la necessità di abolire le armi atomiche».
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