Con una ventina di vittime in pochi giorni, nel sud-est del paese sta riemergendo il colera. Abbondanti piogge sulla regione stanno favorendo la mobilità del batterio responsabile della malattia, che si trasmette attraverso l’acqua e il cibo.L'ha reso noto ieri l'agenzia di strampa Misna, spiegando che ad Haiti l’accesso all’acqua potabile non è garantito a tutti. Se in città chi può compra l’acqua imbottigliata, nelle aree rurali si consuma di solito l’acqua delle fonti naturali. La comparsa del colera ha messo a repentaglio molte vite e costretto milioni di persone a cambiare le proprie abitudini quotidiane. Sono oltre 6500, secondo i dati ufficiali, le persone morte di colera da un anno a questa parte. Circa mezzo milione sono state quelle colpite dalla malattia, che provoca la morte per disidratazione.A un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria, diverse organizzazioni della società civile e movimenti di base stanno organizzando una manifestazione per il 19 ottobre. I promotori della protesta intendono chiedere il ritiro della missione dell’Onu nel paese, nota con l’acronimo ‘Minustah’, che diversi studi hanno evidenziato come vettore del colera nel paese. Fu infatti da una base dei caschi blu nepalesi a Mirebalais, nel dipartimento centrale dell’Artibonite, che partì la contaminazione del principale corso d’acqua della regione. L’inchiesta delle Nazioni Unite ha concluso che le condizioni sanitarie al campo della Minustah “non erano sufficienti” per evitare una contaminazione fecale del fiume Meye, affluente dell’Artibonite.Tuttavia le conclusioni messe in primo piano dal rapporto attribuirono le responsabilità dell’epidemia di colera a una “confluenza di circostanze” tra cui “l’uso massiccio dell’acqua del fiume per fare lavare la biancheria, lavarsi, bere e divertirsi, l’esposizione dei lavoratori agricoli all’acqua dell’Artibonite, il grado di salinità dell’acqua del fiume (…), l’assenza di immunità della popolazione haitiana al batterio del colera, cattive condizioni in materia di accesso all’acqua e di igiene, la migrazione di persone infette verso comunità residenziali….”.I promotori della manifestazione del 19 ottobre chiedono inoltre il ripristino della sovranità alimentare di Haiti, una riforma agraria che ridia forza e spazio ai contadini e la costruzione di alloggi sociali per la popolazione dopo le distruzioni del terremoto del gennaio 2010.