martedì 29 settembre 2009
È stato un massacro. Almeno 160 i morti, oltre a 1.253 feriti, sono il bilancio della strage compiuta dai militari della Guinea che ieri hanno represso nel sangue una manifestazione di protesta contro la giunta attualmente al potere nel paese dell'Africa dell'Ovest.
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"Un massacro  premeditato". Così appare, il giorno dopo, la strage di civili disarmati compiuta dai soldati della Guinea ieri nello stadio '28 settembrè dai soldati guineani: spari ad altezza d'uomo sulla folla inerme, donne stuprate nelle strade e nelle caserme, giovani e vecchi pestati a sangue.L'ultimo bilancio è di 160 morti e più di 1.253 feriti, la strage più sanguinosa compiuta in un sol giorno da 25 anni a questa parte nel Paese dell'Africa Occidentale dominato da una giunta militare. A capeggiarla, il capitano Moussa Dadis Camara, che ha preso il potere lo scorso dicembre con un golpe incruento subito dopo il decesso del vecchio presidente Lansana Contè.Ma il conteggio viene fatto sui cadaveri ammassati negli obitori e sui feriti portati in ospedale. Varie fonti dell'opposizione denunciano che camion militari "hanno rastrellato cadaveri" facendoli sparire "in modo da impedire che vengano rivelate le dimensioni spaventose del massacro".Nonostante i posti di blocco con auto e mezzi militari che fin dalla mattina avevano semi-paralizzato la capitale, i soldati non erano riusciti ad impedire che migliaia di oppositori scendessero nelle strade per protestare contro l'ipotizzata candidatura del capitano Camara alle elezioni presidenziali che si dovrebbero tenere in gennaio e che - secondo reiterate dichiarazioni dello stesso Camara - dovrebbero restituire il potere a un civile.Manganellate e lancio di lacrimogeni non avevano fermato i dimostranti. Lo stadio che porta il nome del giorno in cui, il 28 settembre 1958, la Guinea votò scegliendo l'indipendenza e la fine del colonialismo, si era riempito di gente. Le gradinate e il campo da gioco erano gremiti e i leader dell'opposizione guidavano gli slogan contro la giunta militare."A questo punto - raccontano oggi vari testimoni - i soldati sono entrati e hanno cominciato a sparare sulla folla. Era una trappola... La manifestazione era stata vietata e quindi ci si aspettava che le autorità chiudessero lo stadio e impedissero a chiunque di entrare... Invece... è stato un massacro organizzato e premeditato". "Quando si sono sentiti i primi spari - ha detto un manifestante scampato all'eccidio - tutti hanno creduto ad un'azione intimidatoria da parte dei militari. Ma la gente ha cominciato a cadere, è stato il panico".   Secondo Mamadi Kaba, presidente di un organizzazione guineana per la difesa dei diritti umani, già nello stadio sono cominciati gli stupri. Gli uomini della guardia presidenziale, i 'Berretti rossì, "hanno usato anche manganelli e fucili ... violenze efferate ... una barbarie. E nelle caserme e nei commissariati gli stupri sulle donne arrestate continuano, decine di persone sono sparite".Oggi Conakry è una città spettrale. "In giro non c'è nessuno - racconta un abitante al telefono - ma i soldati si sono impadroniti dei quartieri, sfondano le porte delle case e violentano le donne, saccheggiano i negozi e pestano chiunque trovino sulla loro strada". Tre giovani sono stati ammazzati così oggi, nella periferia della città. Le violenze dei militari dunque continuano, anche se Sydia Tourè, Francois Fall, Mouctar Diallo (i tre leader dell'opposione arrestati e picchiati ieri) sono stati rimessi in libertà. E anche se il capitano Camara a una radio francese ha detto di essere "molto, molto dispiaciuto".A livello internazionale si moltiplicano le voci di condanna della giunta. Dopo la Francia - che ha sospeso ogni collaborazione militare con l'ex colonia - e gli Stati Uniti, oggi hanno lanciato appelli alla calma il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, l'Unione Africana, l'Unione Europea e il Senegal.
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