giovedì 30 agosto 2012
​Arresti e sparizioni. Il rapporto di Amnesty International: i parenti chiedono giustizia. Secondo l'indagine le vittime appartengono a tutti i gruppi etnici. Sono civili e soldati, donne e uomini, bambine e bambini.
COMMENTA E CONDIVIDI
Le ferite aperte delle guerre jugoslave dell’ultimo decennio del secolo scorso continuano a sanguinare. Oltre 14mila persone, infatti, mancano all’appello nei Paesi dell’ex Jugoslavia, quasi la metà del totale degli scomparsi nelle guerre iniziate nel 1991 con lo sfaldamento della federazione. Lo denuncia un rapporto di Amnesty International, diffuso alla vigilia della «Giornata internazionale degli scomparsi», che si celebra ogni anno il 30 agosto. Tra il 1991 e il 2001, 34.700 persone scomparvero nei Balcani e la maggior parte delle loro famiglie aspetta ancora giustizia. «Per loro, il capitolo delle sparizioni forzate non è chiuso e rimane una fonte quotidiana di dolore. Attendono ancora di conoscere il destino dei loro cari, continuano a cercare verità, giustizia e riparazione», ha dichiarato Jezerca Tigani, vicedirettrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. «Le vittime delle sparizioni – continua Jezerca Tigani – forzate nei Paesi dell’ex Jugoslavia appartengono a tutti i gruppi etnici. Sono civili e soldati, donne e uomini, bambine e bambini. Le loro famiglie hanno il diritto di sapere la verità sulle circostanze della loro scomparsa, sul loro destino e sullo svolgimento e l’esito delle indagini. Per loro, il primo passo verso la giustizia è vedersi restituiti i corpi dei loro cari per la sepoltura. I governi devono assicurare che le vittime e le loro famiglie abbiano accesso alla giustizia e ricevano, senza ulteriori ritardi, un’adeguata e concreta riparazione per il danno che hanno subito». Il rapporto di Amnesty International descrive casi di sparizione forzata in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia e Kosovo. Tutti e sei i governi di questi Paesi sono venuti meno all’obbligo legale internazionale di indagare e punire questi reati. Alcuni responsabili, sottolinea Amnesty International, sono stati sottoposti alla giustizia del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, il cui mandato è però prossimo alla fine. I tribunali nazionali agiscono con lentezza e il più delle volte non sembrano interessati al ritrovamento della verità, anche perché nei massacri delle guerre in ex Jugoslavia in molti casi sono implicati personaggi che ricoprono cariche istituzionali negli Stati sorti dalle rovine del paese balcanico. Un ruolo nella riconciliazione può essere svolto dalle Chiese cattolica e ortodossa, che infatti hanno incominciato a dialogare, come dimostra la recente “storica” visita a Zagabria del Patriarca serbo-ortodosso Irinej.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: