Continuano a ingrossarsi le file dei reclusi, ospiti del carcere speciale Usa per presunti terroristi annesso alla base navale di Guantanamo a Cuba, che hanno aderito allo sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione a tempo indeterminato e senza la formulazione di accuse circostanziate: secondo un portavoce del Pentagono, tenente colonnello
Samuel House, su un totale di 166 prigionieri ammontano a 92 coloro che rifiutano il cibo. Tra essi, 17 sono alimentati artificialmente tramite sonde, e altri due sono ricoverati in ospedale, benchè "non siano in pericolo di vita". House ha aggiunto che il 13 aprile scorso due carcerati hanno tentato il suicidio, come reazione alla decisione delle autorità penitenziarie di trasferire una cinquantina di loro compagni dalle celle comuni a quelle individuali, quale punizione per non aver rispettato il regolamento. "Una volta che avranno dato prova di un'adeguata osservanza delle norme interne", ha avvertito l'ufficiale, "li ricondurremo dov'erano prima. Sta tutto a loro", ha tagliato corto.La protesta ha avuto inizio il 6 febbraio scorso, in risposta alla supposta ispezione delle copie del Corano in dotazione ai singoli per scoprire eventuali beni di contrabbando; le cifre relative ai partecipanti sono però cominciate a essere divulgate soltanto a partire dal 15 marzo. Secondo gli avvocati difensori, in realtà sarebbero largamente e a bella posta sottostimate: David Remes, un legale che rappresenta 15 detenuti, ha affermato per esempio che ammontano a circa 130 coloro che respingono qualsiasi tipo di alimentazione.