giovedì 20 ottobre 2011
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La morte di Muammar Gheddafi potrebbe sancire la fine della guerra, ma non certo dei problemi per la costruzione della Nuova Libia. Per il Consiglio nazionale di transizione viene adesso la prova del fuoco di un dialogo, fino ad oggi difficile e a volte controverso, tra le diverse componenti che hanno realizzato la coalizione che ha posto fine al regime del rais.La cattura - o la morte, come è poi successo oggi a Sirte - di Gheddafi era un passaggio necessario per provare a vincere la scommessa di un disegno di un Paese in pace, stabile, inserito nella comunità internazionale. Necessario, ma non sufficiente. La strada è ancora molto lunga e i festeggiamenti di oggi a Sirte - compreso un discutibile filmato di un Gheddafi sanguinante e picchiato, prima della morte - domani dovranno lasciare spazio a un nuovo percorso per costruire "una nuova Libia unita", come ha ricordato il premier del Cnt, Mahmoud Jibril.Il rischio è che le contraddizioni che percorrono trasversalmente il fronte degli insorti esplodano adesso, nel momento in cui potrebbe allentarsi il collante della guerra a Gheddafi.Preoccupa non poco la comunità internazionale la storica rivalità tra Tripolitania e Cirenaica, così come potrà provocare più di qualche frizione la differenza ideologica tra gli islamisti e i laici all'interno del Cnt.La guerra è stata condotta da tribù diverse e da gruppi di provenienza molto lontana. Da un lato gli uomini di Abdelhakim Belhaji, già leader del gruppo combattente islamico e oggi comandante del consiglio militare di Tripoli, e la brigata dei "martiri di Abu Salim", esponenti dei gruppi salafiti di Derna. Dall'altro i fieri berberi, in prima fila nella conquista di Tripoli, il gruppo di Bengasi che ha dato inizio alla rivolta e i combattenti di Misurata, la "città martire" di questa guerra, la "Sarajevo libica".Per non parlare delle tribù storicamente fedeli a Gheddafi come i Qaddafya, i Warfalla o i tuareg che potrebbero, per un periodo, aver aiutato il colonnello nella sua lunga e misteriosa fuga in giro per la Libia. Fuga interrotta oggi, in uno sporco tunnel di Sirte, da un ragazzo di vent'anni con un cappello dei New York Yankees in testa.Finita la guerra - ma va ricordato che una parte del Paese al sud è ancora in mano ai "lealisti", orfani però da oggi del loro leader - potrebbe cominciare ora una sottile sfida per la creazione del nuovo gruppo di potere.Il bivio di fronte al Cnt è molto chiaro: da un lato la strada di un dialogo difficile e complesso, con la ricerca di un equilibrio tra sensibilità, punti di vista e posizioni a volte molto diverse. Questo porterebbe a una transizione auspicabilmente pacifica verso la Nuova Libia. Dall'altro lato, c'è la lotta per il potere tra gruppi di estrazione molto diversa e ormai non più uniti dalla guerra di liberazione del Paese. Questo porterebbe inevitabilmente a un vuoto di potere e a una mancanza di sicurezza.La comunità internazionale deve stare molto attenta ed essere vicina ai nuovi leader libici per appoggiarli in questo passaggio difficile.La strada da seguire non può che essere quella del dialogo e della ricerca di equilibri nuovi e stabili. L'alternativa è l'arrivo di uno scenario di tipo somalo nella sponda sud del Mediterraneo, ad una manciata di chilometri dalle coste italiane.
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