II l Giappone è pronto a voltar pagina. Domani le urne decreteranno se il Partito democratico ( Dp) di Yukio Hatoyama confermerà le previsioni della vigilia, che lo danno per trionfatore. Gli ultimi sondaggi assegnerebbero 321 seggi sui 480 disponibili ai democratici, mentre ai liberaldemocratici ( Ldp) del premier uscente Taro Aso, gli elettori assegnerebbero soltanto 103 deputati. Non vi sarebbe invece il previsto sorpasso dei comunisti sul Komeito, il partito appoggiato dalla Sokka Gakkai, il quale, grazie ad una pressante propaganda porta a porta, manterrebbe 24 seggi.Il probabile neo premier Hatoyama, ha detto ad Avvenire che «i giapponesi sanno che per non perdere la competitività a livello internazionale, occorre cambiare metodo di fare politica e di lavorare. Con il sostegno di tutti sono convinto di poter riavviare i motori dell’economia del Giappone». Il Presidente del Keidanren, Fujio Mitarai, ha ancora una volta spezzato una lancia a favore dei liberaldemocratici, ribadendo che il programma dell’attuale opposizione non è proponibile in un Paese che ha già un debito pubblico pari al 180% del Pil e secondo al mondo solo dopo lo Zimbabwe. « Destinare tra il 3 e il 5% del Pil per rendere attuabili i punti principali del manifesto del Partito democratico, significa affossare la nostra economia » ha sentenziato Mitarai. Molti analisi vedono però positivamente questa distanza di vedute tra la classe imprenditoriale giapponese, abituata ad essere foraggiata dalla burocrazia nazionale, e la dirigenza democratica. « L’indipendenza della politica dall’economia, e viceversa, è indispensabile per il progresso di un Paese» ha affermato Asami Yasuhito, professore di Economia alla Hitotsubashi University. «L’inesistenza di finanziamenti del Keidanren verso il Partito democratico contrapposta invece al pesante legame finanziario dell’industria giapponese con il Partito liberaldemocratico, è garanzia di una certa indipendenza di scelte che potrebbe favorire il ritorno di un’economia di mercato competitiva in Giappone » , ha aggiunto il professor Yasuhito. E mentre a livello politico ferve il dibattito, l’opinione pubblica sembra disinteressarsene. I dibattiti televisivi continuano ad avere ascolti bassissimi, mentre i comizi dei candidati vengono snobbati. Per le vie delle città i rappresentanti dei partiti parlano a gente frettolosa, che al massimo getta un occhiata furtiva all’oratore. « Vedremo cosa sapranno fare i democratici » dice un quarantenne disoccupato. Che argomenta: « La maggioranza di loro proviene dai liberaldemocratici e non penso che possano cambiare un sistema che dura da più di mezzo secolo » . La sfiducia degli elettori, ma ancor più dei lavoratori, è palpabile. Troppe volte le illusioni si sono infrante contro una burocrazia impenetrabile e una classe politica inetta. I politici in Giappone sono ricordati più per le loro doti di accaparrare denaro per le diverse fazioni che rappresentano, che per le loro capacità. Kakuei Tanaka, il premier corrotto e costretto al pensionamento anticipato, è ancora ricordato con rimpianto dai suoi colleghi. Sua figlia, Makiko, dopo essere stata ministro degli Esteri nel 2001, si è accodata alla cordata vincente dei democratici poche settimane prima del voto, mentre Ichiro Ozawa, fondatore del Partito democratico, è indagato per corruzione. Come inizio non è promettente. Un uomo affigge i manifesti di Yukio Hatoyama, leader del Dp: il partito è in vantaggio nei sondaggi (Epa) Yukio Hatoyama