martedì 9 aprile 2013
​Il ministero della Difesa del Giappone ha schierato batterie anti-missile Patriot nel centro di Tokyo e in altri punti della città, per «neutralizzare» eventuali lanci balistici da parte della Corea del Nord. Mentre da Pyongyang l'ammonimento agli stranieri a lasciare anche la Corea del Sud "in caso di guerra". 
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L'Esercito nord-coreano avrebbe completato i preparativi per il lancio di uno dei suoi missili a medio raggio, i “Musudan”, che sono posizionati sulla costa est del Paese: lo hanno riferito in via riservata fonti governative a Seul. La scorsa settimana, secondo l'intelligence sud-coreana, Pyongyang aveva spostato dall'area occidentale a quella orientale del proprio territorio due “Musudan”, e li aveva posizionati su rampe di lancio semoventi. Si tratta di missili in grado di colpire un bersaglio distante fino a 4.000 chilometri, e quindi di mettere a rischio obiettivi situati in Corea del Sud, in Giappone come pure l'avamposto militare statunitense di Guam, nel Pacifico.Già all'alba il Giappone aveva schierato batterie di Patriot per la difesa anti-missili in tre diversi siti nella zona di Tokyo in preparazione di un possibile lancio missilistico da parte della Corea del Nord. Lo aveva reso noto il il governo di Tokyo. Alcune rampe di lancio erano sono state posizionate prima dell'alba presso il ministero della Difesa di Tokyo, la cui regione metropolitana conta circa 30 milioni di abitanti. «Stiamo procedendo con i preparativi» di difesa «compreso lo schieramento dei missili Pac-3 (Patriot Advanced Capability, NdR), visto che siamo in stato di allerta», ha detto il ministro della Difesa Itsunori Onodera. Le batteria di Patriot sono state dispiegate nel distretto centrale di Ichigaya e nelle zone periferiche di Asaka e Narashigo, ha detto il portavoce del governo Yoshihide Suga. L'annuncio di oggi sembra essere in contraddizione con quanto aveva detto lo stesso Suga ieri riguardo al fatto che il governo non avrebbe reso noto il dispiegamento di difesa missilistica per non mostrare la propria strategia alla Corea del Nord. La mossa arriva mentre cresce il timore che Pyonyang possa preparare un altro lancio missilistico dopo settimane di altissima retorica bellica e di minacce.La Corea del Nord ha fatto sapere che gli stranieri che si trovano in Corea del Sud devono valutare di lasciare il paese. Secondo quanto riporta l'agenzia ufficiale nordcoreana Kcna, un portavoce del Comitato per la Pace nell'Asia-Pacifico ha chiesto a tutte le organizzazioni straniere che operano in Corea del Sud, alle compagnie ed ai turisti di «preparare piani per l'evacuazione del Paese in caso di guerra», poiché secondo il regime di Pyongyang, «la situazione nella penisola coreana sta gradualmente andando nella direzione di una guerra termo-nucleare» si legge nel dispaccio dell'agenzia di stampa ufficiale Kcna.La prospettiva di un conflitto di tale portata è stata più volte evocata dal Nord negli ultimi mesi, l'ultima il 7 marzo scorso: in questa occasione i toni sono peraltro più esasperati che mai, e i presunti pericoli incombenti sulla regione sono addebitati ai «guerrafondai negli Stati Uniti» e ai loro «fantocci della Corea del Sud». La nota contiene l'intimazione agli stranieri presenti nel Sud, che la Corea del Nord «non vuole cadano vittime in caso di scoppio delle ostilità», ad «adottare misure per trovare rifugio e prepararsi a un'evacuazione di massa», il tutto «in anticipo, per la loro stessa sicurezza». In realtà, a parere di diversi esperti di armi atomiche, lo Stato asiatico è ben lungi dal disporre di testate tecnologicamente così avanzate e dunque distruttive: il vero obiettivo della campagna propagandistica in corso basata sugli annunci choc sarebbe, oltre alla diffusione del panico e all'incremento delle pressioni sugli ambienti politici occidentali, lo sconvolgimento dei mercati finanziari. Oggi tuttavia la Borsa di Seul, soltanto per fare un esempio, ha chiuso in leggero rialzo: è vero che le contrattazioni si erano già concluse quando è arrivato l'invito a lasciare il Nord diffuso dalla Kcna, ma non sembra che neppure a posteriori vi siano state ripercussioni apprezzabili. Intanto, all'alba, gli addetti nordcoreani del distretto a sviluppo congiunto di Kaesong non si sono presentati al lavoro, come già ventilato ieri da Pyongyang.
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