Da Giava al Borneo, da una delle aree più congestionate dell’Asia a una regione tra quelle che rappresentano la “nuova frontiera” dell’Indonesia. L’annuncio fatto oggi dal presidente indonesiano Joko Widodo che la capitale amministrativa sarà trasferita da Giacarta a un’area oggi ricoperta da foresta nei pressi della città di Balikpapan, provincia del Kalimantan orientale, è sicuramente di portata storica per il Paese, ma anche di rilievo in un’Asia dove pure non sono mancate negli ultimi decenni simili iniziative. Basti ricordare il trasferimento del potere politico e amministrativo in Myanmar dall’antica capitale coloniale Yangon (Rangoon) alla remota Naypyidaw nel 2006.
Da anni, simili iniziative sono in discussione anche in Giappone e in Thailandia, mentre la Malaysia ha trasferito già venti anni fa la capitale da Kuala Lumpur alla non distante e asettica Putrajaya.
“La posizione è strategica perché è nel centro dell'Indonesia”, ha affermato Widodo, sottolineando come nell’area prescelta siano ridotte le possibilità di eventi distruttivi altrove frequenti in Indonesia, come terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche e inondazioni. Proprio queste ultime sono una minaccia costante per l’attuale capitale, aggravate dai cambiamenti climatici che ne intensificano portata e distruzione in un’area urbana congestionata da 10 milioni di abitanti, con danni stimati in sette miliardi di dollari all’anno.
Il progetto della nuova capitale potrebbe concretizzarsi entro il 2024 al costo previsto di 33 miliardi di dollari e se non mancano dubbi o perplessità sull’iniziativa, molti ritengono la dislocazione l’unica possibilità, data la fragilità del territorio di Giacarta, che in alcune aree vede elevati fenomeni di subsidenza ed è già ora in parte sotto il livello del mare. Il rischio, sottolineato da uno studio dell'Istituto di Tecnologia di Bandung è che entro la metà del secolo un terzo della metropoli finisca sott’acqua.