Non saranno processate le 10 persone incriminate per la strage della Love Parade di Duisburg. Lo ha stabilito il tribunale regionale del Nordreno Vestfalia che ha deciso di non procedere contro gli organizzatori della manifestazione, durante la quale il 24 luglio del 2010 persero la vita 21 persone (tra le quali la 21enne bresciana Giulia Minola) e altre 650 rimasero ferite. «Le accuse della Procura non possono essere dimostrate con sufficiente evidenza», ha dichiarato la Corte in uno scarno comunicato, sollevando da ogni responsabilità sei funzionari comunali e quattro organizzatori dell’evento. Sia la Procura che le parti civili potranno ricorrere in appello contro la decisione. I legali delle vittime, i loro familiari e i sopravvissuti hanno commentato con parole dure e sdegnate la decisione della Corte. Il procuratore generale Baerbel Schoenhof ha detto che si tratta di «uno schiaffo in faccia» alle persone ancora «fortemente traumatizzate» per quanto avvenuto quella sera d’estate di sei anni fa. Importante passo avanti nel processo di stabilizzazione della Libia. Le autorità del “governo” islamista che controlla Tripoli dall’estate del 2014 hanno annunciato di aver ceduto i poteri all’esecutivo di unità nazionale del premier Fayez al-Sarraj, giunto nella capitale libica via mare il 30 marzo. L’annuncio coincide con l’arrivo ieri nella capitale libica dell’inviato Onu Martin Kobler. «Per scongiurare nuovi spargimenti di sangue e la suddivisione della nazione informiamo che stiamo cessando le attività assegnateci come il potere legislativo, la presidenza, il Parlamento e la gestione dei ministeri» si legge in nella dichiarazione del ministero della Giustizia dell’esecutivo di Tripoli, mai riconosciuto a livello internazionale, a differenza di quello di Tobruk, ormai esautorato.