mercoledì 19 dicembre 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Non è la prima volta che la campagna di vaccinazione antipolio subisce una battuta d’arresto in Pakistan, nonostante questo Paese, insieme ad Afghanistan e Nigeria, sia uno degli ultimi tre al mondo in cui la poliomielite è ancora endemica. Già nel 2007 un capo taleban della valle di Swat aveva ammonito la popolazione a non accettare alcun vaccino. «Vogliono sterilizzare tutti i musulmani», aveva detto alla gente sfruttando paure e ignoranza. Ma non è solo una diffidenza nei confronti della modernità. Il bando al vaccino è diventato generale nelle aree tribali dopo che i taleban hanno deciso che la medicina preventiva non è neutrale, e che infermieri e volontari sono in realtà delle spie che mentre visitano i pazienti osservano cosa accade in giro. Tanto fervore non è tuttavia casuale. Nel Pakistan è molto accreditata la versione secondo cui gli americani hanno fatto ricorso proprio a una finta campagna antipolio per stanare il capo di al-Qaeda e stabilire l’esatta identità dell’uomo che viveva blindato ad Abbottabad. Il medico pachistano Shakil Afridi, entrato nell’abitazione di Benladen per vaccinarlo e prendere un campione del suo Dna, è stato poi condannato a 33 anni di carcere dopo un processo frettoloso. E Washington ha reagito tagliando subito 33 miliardi di finanziamenti al governo di Islamabad. Tanti quanti gli anni di condanna. Una brutta storia per migliaia di bambini. Lo scorso anno, InterAction, che riunisce circa 200 Ong americane, ha espresso «profonda preoccupazione» per la falsa campagna che ha generato «sfiducia nei confronti delle vere campagne di vaccinazione e immunizzazione».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: