giovedì 2 aprile 2009
È stata liberata la filippina Mary Jean Lacaba, che era stata rapita assieme ad altri due volontari della Croce Rossa, fra cui l'italiano Eugenio Vagni e lo svizzero Andreas Notter, nell'isola di Jolo, nelle Filippine meridionali. I due cooperanti rimangono nelle mani dei rapitori. 
COMMENTA E CONDIVIDI
È stata liberata la filippina Mary Jean Lacaba, che era stata rapita assieme ad altri due volontari della Croce Rossa, fra cui l'italiano Eugenio Vagni e lo svizzero Andreas Notter, nell'isola di Jolo, nelle Filippine meridionali. Lo ha reso noto il generale filippino Nelson Allaga. I tre volontari sono stati rapiti il 15 gennaio da militanti musulmani del gruppo Abu Sayyaf.La donna, riferisce ancora l'emittente, è stata liberata nella cittadina di Indanan, nella provincia di Sulu, grazie ad una operazione condotta da una task force della Croce rossa internazionale, che ha confermato la notizia.Una televisione locale, la Gma, ha mostrato le immagini dell'infermiera filippina 37enne liberata dagli estremisti su una sedie a rotelle, ma all'apparenza in buone condizioni di salute.Ieri Frattini: «Gli ostaggi sono vivi». Ieri mattina il ministro degli Esteri, Franco Frattini, aveva confermato che gli ostaggi rapiti nelle Filippine erano vivi. Parlando con i giornalisti a margine di un convegno in Confindustria, Frattini aveva anche spiegato che "il contatto con la Croce rossa internazionale continua". Il ministro aveva poi annunciato di aver "rinnovato il nostro appello alle Filippine di evitare del tutto azioni di forza che possano mettere a rischio la loro incolumità". L'ultimatum. Lunedì Abu Sayyaf aveva dato un ultimatum per i tre volontari della Croce Rossa internazionale rapiti: se entro le 14 di martedì (le 8 in Italia) l'esercito non si fosse ritirato dall'isola di Jolo, sarebbe stato decapitato un ostaggio. Ma il governo aveva considerato inaccettabile la richiesta che confinerebbe i soldati "in un angoletto" di Jolo, dove sarebbero vulnerabili e non potrebbero proteggere mezzo milione di abitanti dell'siola, e aveva fatto sapere che reagirà con la forza se anche a uno solo degli ostaggi sarà fatto del male.Il governo aveva già accettato di ritirarsi da cinque città nella parte meridionale di Jolo per allentare la pressione sui 120 terroristi che hanno in mano gli ostaggi e per consentire l'apertura di un corridoio umanitario da cui gli estremisti islamici potessero liberare uno dei tre volontari. In pratica ai ribelli è stata lasciata un'area cuscinetto di 140 chilometri quadrati, ma questo non è bastato agli uomini di Abu Sayyaf. "Siamo scoraggiati da queste nuove richieste che sono chiaramente inaccettabili", ha dichiarato il ministro Puno, "chiediamo ai terroristi di essere ragiovenoli".Nel 2001 Abu Sayyaf decapitò un ostaggio americano, Guillermo Sobero. Cos'è Abu Sayyaf. Abu Sayyaf, movimento integralista il cui nome arabo significa "spada di Dio", è considerato la 'longa manus' di Al Qaeda nelle Filippine. Il suo obiettivo dichiarato è creare uno stato islamico indipendente nel sud dell'arcipelago. Nato all'inizio degli anni '90 da una costola del Fronte Moro Islamico di Liberazione, a sua volta scissosi dal Fronte Moro nazionale di liberazione, è stato protagonista di decine di attacchi sanguinosiIl suo campo d'azione è concentrato nelle isole meridionali di Mindanao, Basilan, Jolo e nell'arcipelago di Sulu. Tra gli obiettivi presi di mira con attacchi, sequestro, stupri ed estorsioni ci sono chiese cattoliche, scuole e supermercati; e spesso il gruppo ha utilizzato i rapimenti per reperire fondi con cui finanzia le sue azioni.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: