giovedì 11 aprile 2013
​Accantonata per un giorno la retorica belligerante contro la Corea del Sud e gli Usa, nel Paese si celebra il primo anniversario dell'elezione di Kim Jong-un a segretario del Partito dei lavoratori. Ma la tensione resta alta e il rischio di un attacco concreto. Domani saranno a Seul il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il segretario generale della Nato, Rasmussen
Le metropoli giapponesi nel mirino
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​Accantonata per un giorno la bellicosa retorica contro la Corea del Sud e gli Stati Uniti, Pyongyang ha avviato le celebrazioni della dinastia al potere in Corea del Nord. Oggi è stato festeggiato il primo anniversario dell'elezione del leader, Kim Jong-un, a segretario del Partito dei Lavoratori. Intanto i ministri degli Esteri del G8 riuniti a Londra hanno «condannato nei termini più forti possibili» l'attività nucleare nordcoreana e le minacce alla regione. I capi delle diplomazie degli Otto hanno anche avvertito Pyongyang del possibile varo di ulteriori sanzioni. Numerosi analisti temevano che questo potesse essere il giorno scelto da Pyongyang per il test missilistico, ma in realtà è stata solo una giornata di tripudio propagandistico: l'emittente statale nordcoreana Kctv ha celebrato la ricorrenza con un lungo servizio sul giovane leader comunista che passa in rassegna le truppe. Il quotidiano Rodong, megafono del partito unico al governo, ha aggiunto che «la storia non ha mai visto nessun dirigente socialista» come Kim. Il lancio di un satellite a dicembre ed il più recente test nucleare, a febbraio - azioni entrambe in violazione di risoluzioni Onu e punite da sanzioni del Consiglio di Sicurezza - sono state celebrate come «valorose vittorie che solo il compagno Kim Jong-un poteva ottenere».La finestra temporale che potrebbe portare alla prova di forza rimane aperta però almeno fino al 15 aprile, il giorno in cui è nato Kim Il-sung, fondatore del partito e nonno dell'attuale leader, evento per il quale - a sentire i media di Stato- cominciano già ad arrivare le delegazioni straniere. Qualcosa potrebbe accadere anche domani quando a Seul ci saranno entrambi il segretario di Stato Usa, John Kerry, e il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. Oggi il nervosismo è aumentato nelle prime ore del mattino quando il ministero della Difesa del vicino Giappone ha rivelato che da alcune immagini riprese dai satelliti risultava che una piattaforma di lancio dei missili era stata collocata in posizione verticale, il che poteva fare pensare ai preparativi finali per un imminente lancio. E invece non è escluso, come ha spiegato una fonte del governo a Seul, che Pyongyang voglia confondere e fiaccare i servizi di intelligence con manovre di distrazione, come sta facendo trasportando ripetutamente dentro e fuori da un hangar, in un'installazione sulla costa orientale del paese, i missili Musudan. Nell'atmosfera di incertezza, i servizi di intelligence di Seul e Washington continuano a vigilare sui movimenti via satellite, i radar e le batterie di missili sono pronti, i  cacciatorpedinieri schierati lungo le coste e Tokyo è “blindata” dalle batterie anti-missile. «L'appello del Papa, una consolazione per noi cristiani di Corea»L'appello lanciato da papa Francesco per la pace nella penisola coreana «è stato una consolazione per tutti noi che viviamo nella Corea del Nord. Anche se il governo non ha dato molta pubblicità all'evento (la benedizione Urbi et Orbi del 31 marzo, ndr) siamo comunque venuti a saperlo. Come lui, speriamo nella pace: non vogliamo più essere isolati dal resto del mondo». A parlare è un cristiano nordcoreano - anonimo per motivi di sicurezza - che si è confidato con l'agenzia AsiaNews che opera sul confine. Secondo la fonte «la guerra non ci sarà. Hanno ragione i nostri vescovi: è una questione di equilibri politici interni al Nord e di aiuti umanitari. Pyongyang non può perdere la faccia, quindi tutte queste minacce dovranno produrre qualcosa. Ma è molto difficile che si tratti di un'invasione via terra o di un attacco ai siti militari americani o sudcoreani. In ogni caso dobbiamo pregare, come dice il pontefice, perché ci sia la pace e maturi una nuova riconciliazione in Corea».Secondo Zhang Lianghui, uno dei maggiori esperti cinesi di Corea del Nord, la situazione «è pericolosa. C'è almeno il 70 % di probabilità che la crisi in corso nella regione sfoci in guerra aperta. Il nuovo leader nordcoreano Kim Jong-un vuole usare quest'occasione per arrivare alla riunificazione della penisola coreana sotto la propria bandiera».  Il governo cinese, però, non approva questa mossa: Pechino ha approvato le sanzioni imposte dall'Onu a Pyongyang dopo il test nucleare effettuato in febbraio e ha tagliato l'invio di aiuti umanitari invitando il regime alla calma.
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