«Il 2015 sarà un anno cruciale per la fame nel mondo». Il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, non ha dubbi: fra poco meno di sei mesi ci sarà la resa dei conti. Il primo obiettivo di sviluppo del millennio, fissato dall’Onu nel 2000 e che ha impegnato tutti i 191 Stati membri, era quello di ridurre del 50% la fame e la malnutrizione entro il 2015. Ma solo 38 Paesi hanno raggiunto gli obiettivi. Secondo il rapporto pubblicato l’anno scorso dalla Fao, oggi ancora oltre 840 milioni di persone al mondo soffrono la fame. «Ma un numero molto più grande – puntualizza da Silva – circa due miliardi di persone, soffre di qualche forma di malnutrizione: come la carenza di vitamine e minerali, o malattie non trasmissibili legate alla dieta (come il diabete e le affezioni cardiovascolari). L’obesità ad esempio è un problema in crescita tra le varie forme di malnutrizione».
Perché esiste la fame nel mondo?La cosa più importante da capire riguardo alla fame oggi è il fatto che non è tanto una questione di produrre abbastanza cibo per tutti quanto un problema di fare in modo che ogni individuo, famiglia e comunità abbia accesso ad esso: un cibo sano e nutriente che permetta di vivere una vita attiva e produttiva. Perché questo accada occorre che le persone abbiano accesso ai mezzi per prodursi il cibo da sole o per acquistarlo. E questo significa avere accesso alla terra, agli strumenti agricoli, al bestiame, al lavoro, a servizi finanziari e a quant’altro permetta di vivere una vita sana e produttiva, incluso l’andare a scuola, la formazione e la protezione sanitaria.
E quindi servono anche le infrastrutture e le risorse tecnologiche.Alla Fao lavoriamo con governi, istituzioni, organizzazioni non governative e comunità di tutto il mondo per migliorare le condizioni socioeconomiche necessarie al miglioramento della sicurezza alimentare e della nutrizione delle persone. È una sfida enorme che nessuno può pensare di affrontare da solo. Ma c’è un aspetto che è fondamentale e a cui ogni Paese é chiamato: la volontà politica di vincere la fame. La decisione conscia di trasformare le buone intenzioni e i grandi discorsi contro la fame e la malnutrizione in politiche e programmi sociali, legali, economici concreti che aiutino le comunità più deboli e le famiglie ad avere accesso agli strumenti e ai servizi necessari per migliorare la loro sicurezza alimentare.
Sappiamo che questo può essere fatto perché abbiamo visto Paesi mettere in atto cambiamenti concreti.
Cosa serve per questi cambiamenti?Come Papa Francesco ha ricordato nel suo messaggio per la Giornata mondiale dell’Alimentazione nell’ottobre scorso dello scorso anno, è uno scandalo al mondo che esistano ancora fame e malnutrizione. Sconfiggere la malnutrizione richiede l’impegno comune di individui e società civile ma i governi devono prendere l’iniziativa e, in ultima analisi, devono essere ritenuti responsabili per il successo o il fallimento delle politiche per migliorare la nutrizione di chi rappresentano. Per questo riteniamo che migliorare la nutrizione sia un bene pubblico che deve essere riconosciuto nelle politiche nazionali attraverso la legislazione e altri strumenti appropriati. Responsabilità degli Stati dovrebbe essere anche il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia delle politiche alimentari messe in atto, in modo da garantire che ai cittadini non venga negata una nutrizione adeguata.
E il 2015 è dietro l’angolo.Dal 19 al 21 novembre prossimi a Roma, la Fao e l’Organizzazione mondiale della Sanità organizzeranno la Seconda conferenza internazionale sulla Nutrizione (Icn2), un’iniziativa che rientra tra gli sforzi per portare la nutrizione al centro dell’attenzione globale. In questo contesto siamo profondamente grati a Papa Francesco per aver accettato il nostro invito ad intervenire durante i lavori della conferenza. Ciò rappresenta per noi una chiara dimostrazione del suo impegno personale nella promozione della sicurezza alimentare e della nutrizione. Ci sono molti modi di guardare alla lotta alla fame. Uno di questi è l’obbligo etico e morale. In questo senso la Chiesa Cattolica, e tutte le religioni, giocano un ruolo importante.
Siamo convinti che solo una conferenza intergovernativa di alto livello possa rappresentare una piattaforma dalla quale i governi, ma anche la società civile e il settore alimentare e agricolo, possano pubblicamente impegnarsi ad intraprendere misure decise sul tema della nutrizione. Lo scopo principale della conferenza è di ricercare l’impegno politico ad alto livello e la condivisione di informazioni su come creare le condizioni per rendere una dieta sana accessibile a tutti.
Quali sono le criticità maggiori per raggiungere l’obiettivo?Tra gli ostacoli principali al miglioramento delle politiche sul cibo e la nutrizione ci sono un impegno politico latente, accordi istituzionali deboli e l’incapacità – o la mancanza di volontà – di coinvolgere soggetti di settori diversi, inclusa la società civile. Altri elementi importanti che influenzano negativamente la nutrizione e che i partecipanti alla conferenza saranno chiamati a discutere sono: la volatilità dei prezzi alimentari aggravata dalla crescente dipendenza dai mercati globali e dalle importazioni di cibo, la bassa produttività agricola accentuata dai cambiamenti climatici, gli sprechi e le perdite alimentari post raccolto.
Il 2015 è anche l’anno di Expo, come può contribuire alla lotta alla fame?Expo Milano 2015 sarà un foro globale dove verranno presentate e discusse nuove idee su come affrontare le sfide dell’alimentazione nel 21mo secolo. Già 147 partecipanti (per lo più Paesi) hanno aderito, per un totale del 93% della popolazione mondiale. Il 2015 sarà un anno cruciale. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio giungono a scadenza e verrà decisa una nuova agenda post 2015. La sconfitta della fame avrà un ruolo di primo piano in questa nuova agenda. Siamo convinti cha la fame possa essere eliminata nello spazio di una generazione, come affermato nella Sfida Fame Zero del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Expo Milano rappresenterà una grande opportunità per portare alla ribalta i temi del cibo e dell’alimentazione. Un elemento chiave per raggiungere un mondo sostenibile e libero dalla fame è che tutti i livelli della società, inclusi i governi, il settore privato e la società civile lavorino assieme per raggiungere questo risultato.